Beppe Di Benedetto suona il trombone e negli anni ha raccolto diverse
soddisfazioni, come dividere il palco con artisti del calibro di Solomon
Burke, Burt Bacharach, Mario Biondi, Jovanotti, Antonella Ruggero,
Christian Meyer, Tullio De Piscopo e decine di altri nomi che sarebbe
lungo elencare, poi ha lavorato per la Rai e Mediaset e alla bella
età di quarant’anni ecco che esce col suo primo disco,
questo nonostante sia compositore e arrangiatore, una scelta meditata,
che ha un suo valore aggiunto. In questa avventura lo accompagnano
Emiliano Vernizzi al sax soprano e tenore, Luca Savazzi al pianoforte,
Stefano Carrara al contrabbasso e Alessandro Lugli alla batteria e
percussioni.
See the Sky è un disco di jazz abbastanza classico, ma che
non disdegna delle interessanti contaminazioni. Dei nove brani proposti,
sette sono dello stesso Beppe, gli altri due sono di Luca Savazzi,
che quindi ha dato al disco un contributo decisivo. Il primo brano
è quello che dà il titolo all’album, un jazz a
tratti vivace e coinvolgente e a tratti introspettivo e morbido, ne
esce un brano dinamico che ben dispone all’ascolto del resto.
“Back to the Past” come lascia intravedere il titolo è
molto classica, discorso diverso per “Colours” che gioca
su dinamiche un po’ più attuali. “Riga” è
il primo dei due brani di Luca, si sente la mano diversa, è
un jazz molto notturno, morbido, ottimo per il sax. “It’s
For You” è la piece de resistance del disco, un brano
ricco di sfumature, dove Beppe sfoga tutta la sua creatività
e regala molte emozioni, grazie anche ad un ottimo lavoro di tutto
il gruppo. “Summerbossa” presenta contaminazioni col genere
brasiliano, che al di là del titolo sono comunque piuttosto
riconoscibili e ben giocate. Con “Zané” è
Di Benedetto a proporre un jazz d’atmosfera, rilassato e intimo.
“TST Funk” parte con una batteria grintosa, anche in questo
caso il titolo risolve i dubbi, ma l’impronta funky è
evidente, sorretta da un ritmo incalzante che trascina con effcacia.
Chiude il secondo brano di Luca, anche questo piuttosto classico,
ma anche più brioso del precedente.
See the Sky è un disco in bilico tra passato e presente, non
è un disco avventuroso, ma Beppe Di Benedetto ha saputo introdurre
le contaminazioni con garbo ed eleganza e questo mi sembra un bel
merito. GB
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