Il rapporto tra padre e figlio nell’arte è sempre stato
difficile, oltre ai normali conflitti ci sono tutta una serie di problemi
non indifferenti, ma non mancano casi illustri come quelli di Jason
Bonham, Dweezil Zappa, Oliver Wakeman tanto per ricordare i primi
che mi vengono in mente, con dei figli che hanno saputo calcare le
orme dei padri senza subire eccessivamente il peso della popolarità
paterna.
In questo disco ascoltiamo le ambizioni del figlio di Ritchie Blackmore:
Jürgen Richard, non proprio un ragazzino, visto che è
nato nel ’64 e che ha già una lunga carriera alle spalle
con vari gruppi e progetti in particolare in Germania, è cresciuto
ad Amburgo, tra cui gli Iron Angel (con l’album Winds of War)
e i JR Blacmore’s Superstition (con l’album Still Holding
On). Senza voler fare una lunga cronistoria, diciamo solo che il nostro
ha dimostrato un discreto talento con la chitarra, del resto con un
padre così…
Questo nuovo album è nato dalla collaborazione con Malte Rathke,
che continua dai tempi dei Superstition. L’album propone dieci
traccie strumentali, tranne l’ultima a cui sono state aggiunte
delle parti vocali. Si tratta di materiale fra il rock epico e il
virtuosismo di chitarra. Jurgen dimostra molto gusto nei suoi solos
e non cerca di “copiare” il padre, non strapazza lo strumento
in fughe spericolate, piuttosto cerca di puntare sul gusto melodico,
abbinando una buona tecnica ad un songwriting ispirato.
Se una critica si può fare è che non si tratta di materiale
molto innovativo, ma Blackmore J.R. non delude e ci regala un disco
ricco di emozioni, da ascoltare senza pregiudizi, se lo merita. GB
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