A
differenza di tanti progetti ambient dark, spesso privi di reale spessore
artistico, questo disco si propone fra le uscite più interessanti
di questo genere, sia per la varietà delle composizioni che
per la ricerca approfondita di situazioni sempre ispirate.
Musica tesa ad indagare gli aspetti più conturbanti della malinconia.
Disco meditativo e sofferto, lento e inesorabile con parti strumentali
che si alternano ad altre cantate.
Alle vocals si danno il cambio il cantato femminile di Holly Emmer
e quello maschile di Hugues Dammarie, mantenendo comunque una linearità
espressiva di fondo.
L'introspezione è la chiave di lettura, non ci sono momenti
apocalittici e non c'è una tensione distruttiva, ci sono piuttosto
nenie e litanie che accompagnano l'ascoltatore in un viaggio senza
colpi di scena o effetti speciali, perché il centro del viaggio
è proprio l'ascoltatore e non la musica. Lavori come questi
si può amarli o trovarli terribilmente insopportabili, dipende
dalla nostra voglia di guardarci dentro, di fermarci a meditare e
a riflettere, tutte cose in contrasto con la frenesia contemporanea,
con la voglia di consumare in fretta i prodotti, anche quelli artistici.
Queste sedici composizioni possiedono una solennità e una ritualità
ancestrali per un opera significativa nel suo genere. GB
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