Sono ancora impressionato da quanto ascoltato nel disco dei Komara,
che ecco arrivare una nuova collaborazione tra il chitarrista slovacco
David Kollar e il trombettista Paolo Raineri, mentre alla batteria
in questo progetto troviamo Simone Cavina. Tra l’altro Raineri
e Cavina usciranno presto con un nuovo progetto sempre molto sperimentale
dal nome Ottone Pesante, metallo estremo con tromba, trombone e batteria.
Miv sta per Mermaid in Venice e si ispira al racconto “La Sirena
Scopareccia” (The Copulating Mermaid of Venice) di Charles Bukowsky.
Un racconto stralunato di due amici che trafugano il cadavere di una
bellissima ragazza in una notte di ordinaria follia… La musica
del trio cerca di ricreare una possibile soundtrack al racconto e
tanto è sperimentale e fuori dai canoni il testo di Bukowsky,
tanto lo è la musica proposta dai The Blessed Beat. Da
notare che hanno registrato il disco in un unica sessione, praticamente
dal vivo.
“I Feel It In My Blood” inizia con dei suoni tipici dei
moli, sembra noise ambient, poi entra la tromba di Paolo con suoni
morbidi e sognanti, in seguito parte un drumming incalzante di Simone,
in aperto contrasto con la tromba e la chitarra di David propone un
rumorismo acido, la sinossi dei tre strumenti è emozionante,
anche se di non facile lettura. Il finale è caotico e deflagra
in un disegno folle. “Doesn’t Looks Dead To Me”
parte con una batteria selvaggia, la chitarra entra con un riffing
ossessivo e la tromba accenna dei tappeti oscuri, la tensione è
altissima, l’azione frenetica, sorprendente, di alto impatto.
In chiusura la tromba sola in un silenzio tetro, canto funebre. “Like
Garbage Left In the Sink” è più rumorismo libero,
con pochi accenni melodici, un canto triste molto efficace. “The
First Thing to Come…” è un momento di follia metallica,
39 secondi di libertà assoluta. “Best Fuck I Ever Had”
ha una chitarra distorta molto viscerale, mentre la tromba si muove
su terreni jazzati e la batteria offre nuovamente ritmiche coinvolgenti
in una frenesia ad alto tasso tecnico. L’inizio di “Just
Like Mermaid” è sospeso in un limbo onirico, la tromba
accarezza suadente, mentre chitarra e batteria sono appena accennate.
Sorta di strano romanticismo malato, lo stesso che pervade tra le
righe del racconto Bukowskiano, celato nel dialogo malato, ma al tempo
stesso umanissimo dei due stralunati amici. “You’ve Been
Fucking Dead Women All Your Life” è un altro intermezzo
di meno di due minuti di assoluta follia rumorista, con tutti e tre
i musicisti in caduta libera. Chiude la scorribanda “Only a
Damn Fool Falls In Love”, riflessione finale e mesta di una
storia che per sua natura non poteva avere un epilogo diverso.
Questa è sperimentazione, che porta le intuizioni del free
jazz ad un risultato apprezzabile anche per chi non mastica. Kollar,
Raineri e Cavina ci hanno regalato un gran bel disco, che mi ha inchiodato
all’ascolto come un thriller. GB
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di David Kollar + Sito
di Paolo Raineri
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