Se i Blind Golem fossero una band straniera parleremmo di “supergruppo”,
perché i musicisti coinvolti hanno tutti una discreta militanza
alle spalle. Due terzi dei Bullfrog sono gli ideatori del progetto
e sono Silvano Zago e Francesco Dalla Riva, alla batteria c’è
Walter Mantovanelli che ricordo al fianco di Paul Chain, il tastierista
Simone Bistaffa, da quanto ho capito, fa il turnista e il cantante
Andrea Vilardo lo ricordo coi Moto Armonico. Ma essendo in Italia
sembra quasi esagerato usare questo termine, eppure sono convinto
che aiuti a comprendere il valore del progetto sottostante.
Ci sono diversi elementi che aiutano ad inquadrare le intenzioni della
band fin dalla grafica usata, un disegno del grande Rodney Matthews,
poi c’è la presenza come ospite di Ken Hensley infine
il retroterra degli artisti coinvolti, alcuni dei quali sappiamo grandi
amanti dei seventies. I Blind Golem fanno hard rock sulla scia di
gruppi come i Deep Purle, gli Uriah Heep, i Lucifer’s Friend
e di tutti quelli con l’hammond in evidenza, uno strumento che
ha definito un sound e un epoca.
L’album presenta quattordici pezzi tutti originali, nessuna
cover, quello che colpisce è la credibilità dei brani.
Nonostante non si faccia mistero dell’amore per le sonorità
dei gruppi citati, non ce una traccia che non sia stata composta con
sincera passione, non c’è mai la sensazione del “già
sentito”,i Blind Golem sono riusciti ad essere credibili con
un disco altamente godibile e coinvolgente. Bravi! GB
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