Rock Impressions

Blue Dawn BLUE DAWN - Blue Dawn
Nadir Music
Distribuzione italiana: Black Widow
Genere: Heavy Metal
Support: CD - 2011

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La criptica label genovese sembra aver scovato una nuova sensazione dark, infatti gli italiani Blue Dawn, al debutto discografico, sembrano degni eredi della tradizione dark metal, partendo ovviamente dai capostipiti del genere, i Black Sabbath, passando per la NWOBHM fino ad arrivare ai giorni nostri, ma con un sound decisamente vintage, ancorato ad un modo di fare metal ormai quasi dimenticato. Formazione a quattro, con Monica Santo alla voce, Paolo Cruschelli alle chitarre, Enrico Lanciaprima al basso e Andrea Di Martino alla batteria. Ma non mancano degli special guests che sono James Jason alle tastiere, Tommy Talamanca sempre alle tastiere entrambe in vari brani e infine Roberto Nunzio Trabona al sax e Laca all’accordion nella traccia finale.

Un intro tenebroso ci introduce all’ascolto del cd, l’atmosfera è quasi cinematografica e rende bene il senso di oscurità che domina tutto il cd. “The Hell I Am” parte subito con un giro molto metal primi anni ottanta, Monica è brava a rievocare certe sonorità e il tutto suona molto evocativo, le chitarre sono molto sabbathiane, nell’assolo in particolare si sente tutto l’amore di Paolo per maestro Iommi. “Inner Wounds” mi piace di più, mi sembra di poter dire che anche il nostro Catena ha influenzato questi musicisti, il brano è molto doom, ma anche abbastanza personale. “Hypnotized By Fire”, anche se ha un tocco piuttosto originale, non è riuscita a piacermi, il suo andamento concentrico a spirale non mi è sembrato riuscito. “Shattered Illusions” cambia molto spesso atmosfera, passa con disinvoltura da ritmi veloci a rallentati, con un sound molto doom, memore dei primi Trouble, avrei preferito se le parti veloci fossero più bilanciate con quelle lente che dominano. Abbastanza simile nell’impostazione compositiva, ma più riuscita è “In MY Room”, dove spunta ancora l'ombra di Iommi. “Dead Zone” prosegue su questa strada fatta di cavalcate metalliche e parti lente e sofferte, senza aggiungere molto ai brani precedenti, ma anche senza scadere. “That Pain” ha un’atmosfera romantica che mi piace, siamo sempre nel doom, ma in questo caso c’è un gusto melodico che trovo azzeccato. La conclusiva “Deconstructing People” è senza dubbio uno degli episodi migliori del cd, con i suoi inserti progressivi altamente psichedelici, che rievocano molti spettri, degna conclusione di un disco che, pur nel segno della tradizione, non si vuole conformare a mode o tendenze, ma che va dritto per la sua strada.

Non tutti i brani di questo cd brillano, ma nel complesso è un buon lavoro, onesto e realizzato con vera passione, un disco per appassionati di musica e non per le masse, ma questo non è certo un difetto. GB

Altre recensioni: Edge of Chaos; Reflections From an Unseen World


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