Ad otto anni di distanza dal discreto omonimo debutto su Frontiers
Records, torna a farsi sentire il polistrumentista Paul Bonrud con
dodici nuove composizioni che vedono un nuovo contratto discografico,
un nuovo cantante (il valido Rick Forsgren) e il supporto del noto
produttore Keith Olsen, oltre al solido apporto del batterista Paul
Higgins e di un trio di eccellenti ospiti tastieristi quali Richard
Baker, Eric Ragno e Dave Gross.
Rispetto alle sonorità più AOR dell'esordio, "Save
Tomorrow" si presenta più aspro ed ammiccante al cromato
class-metal in gran voga nella seconda metà degli anni ottanta,
ambito nel quale Paul si muove con voglia di riscatto per gli anni
trascorsi e tutto sommato riesce ad ottenere discreti risultati, pur
con qualche eccesso che spinge Rick a volare su acuti talora fuori
luogo e 'tirati'.
Non male l'apertura affidata a "We Collide" dai tratti affini
ai migliori Dokken e che permette sia a Bonrud che a Forsgren di sprigionare
le proprie energie centrando il bersaglio di coinvolgere e divertire
l'ascoltatore offrendo buona qualità artistica, e su simili
binari si incanala la più cadenzata ed heavy "Bullet In
The Back" che permette a Rick di sfoderare tonalità reminiscenti
di un certo Ronnie James Dio.
"American Dream" guarda più all'hard rock melodico
anni ottanta senza infamia nè lode, mentre se la titletrack
fosse stata abbassata di un paio di toni avrebbe permesso a Rick di
non sgolarsi e rendere così le sue tendenze AOR meno fastidiose,
perchè in fondo non è una brutta canzone. La semi-ballad
(dalle lontane fragranze zeppeliniane) "Liquid Sun" riesce
meglio nel suo scopo e si fa ascoltare piacevolmente, mentre la positività
di "I'd Do Anything" scorre senza lasciare traccia del proprio
passaggio.
Ancora scorie di Dokken/Lynch Mob nel tempo medio "Last Sunrise"
che resiste con merito al confronto coi citati maestri del genere,
e su un buon livello si assesta anche la successiva e più leggera
"Torn Apart", simil-AOR con un ritornello catchy ed un ritmo
incalzante. L'hard rock "Blinded" scorre piuttosto anonimo
e scontato, così come alla rocker "Dominoes" manca
quel famoso ed impalpabile quid per toccare livelli qualitativi più
elevati, fattore che invece grazia "You're The One" coi
suoi bei cori e parti melodiche e, seppur in misura inferiore, la
conclusiva "End Of Days" che riprende alcuni spunti più
cromati delle canzoni iniziali.
Fortunatamente vi è qualcosa di sostanzioso sotto la bella
copertina che accompagna "Save Tomorrow", ma a mio parere
Paul deve ancora applicarsi per trovare un suo equilibrio compositivo
e permettere al suo attuale cantante di potersi esprimere con continuità
le doti che possiede. ABe
|