Il
nome di David Byron non dovrebbe essere sconosciuto ai nostri lettori,
almeno a quelli appassionati degli anni ’70, infatti, per chi
non lo sapesse, Byron è stato il frontman degli inossidabili
Uriah Heep fin verso il ’76. Come solista ha dato alle stampe
due album, non molto apprezzati, così negli anni ’80
ci ha riprovato coi Rough Diamond senza ottenere consensi e poi ancora
con la Byron Band in compagnia di Robin George (che ha suonato con
Plant, Hughes, Lynott e molti altri), con la quale ha dato alle stampe
On The Rocks. Ma il destino di David era alle porte e nel febbraio
dell’85 lo storico cantante è morto molto probabilmente
a causa degli eccessi che stavano accompagnando la sua vita, in particolare
l’alcool, che è stato il suo più grande nemico.
Questo doppio cd Lost And Found è stato stampato per la prima
volta nel 2003, ma la Angel Air, specializzata nel recuperare queste
produzioni diventate di difficile reperibilità, ha pensato
bene di ristamparlo, come si può ben capire si tratta di un
album postumo che contiene inediti, demo e brani live, insomma il
tipo di materiale che amano particolarmente i collezionisti e i fan
più sfegatati. Ma questo doppio album è in realtà
la fotografia di un’epoca musicale, di un modo di fare musica,
di un artista che ha lasciato una grande eredità musicale.
Il primo cd contiene nove brani registrati nel 1982, eravamo in piena
NWOBHM e non c’è da sorprendersi se l’hard blues
di Byron non trovò molti sostenitori, ma riascoltando oggi
con una mente diversa questa musica piena di suggestioni settantiane
viene una certa nostalgia ed è un gran piacere. I riferimenti
vanno a tutti i grandi dell’hard rock, ovviamente dagli Uriah
Heep, agli UFO, agli Status Quo, ai Free. La qualità dei brani
è buona, anche se come già detto, è musica in
ritardo sui tempi e che viene riabilitata più per gli anni
che sono passati che per reali meriti artistici. Resta ovviamente
tutto l’affetto per Byron che pesa nel giudizio. Il secondo
cd è meglio del primo, contiene sei brani registrati durante
una sessione di prove, altri otto registrati ad un concerto del 1980
e la bonus track “Angel Song”. Una carrellata piuttosto
completa sul nostro, un disco che offre un abbondante spaccato di
cosa sapevano fare Byron e la sua band. Ci sono anche dei brani della
vecchia band, anche se la registrazione del live non è proprio
esaltante, ma si sente abbastanza bene. Molto carina la ballad finale
“Angel Song”.
Questo album rappresenta una sorta di testamento musicale di Byron,
un cantante che non ha saputo gestire la sua vita privata, ma che
ci ha saputo regalare delle grandi emozioni con la sua ugola incantata
e credo che sia doveroso riscoprirlo. GB
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