Sono
passati cinque anni da quando ho ascoltato la prima volta questa band
composta da Carl Westholm (keyboards, composer, producer) e Niclas
Flinck (vocals, composer, lyrics), ma mi sono ricordato subito di
loro, per l’orginalità della loro proposta. La band comunque
è già al quinto album, anche se Westholm in particolare
è impegnato anche in altri interessanti progetti come i Jupiter
Society ed ha suonato con i Candlemass per un breve periodo, poi lo
troviamo anche coi Krux e con gli Abstract Algebra. Questo nuovo lavoro
è il sequel di Insekt uscito nel 2007 e che non ho ancora ascoltato.
L’album parte subito con un brano ambizioso, “Kicking
and Collecting”, le atmosfere sono solenni e oscure, musica
descrittiva di grande effetto, molto drammatica. Ancora più
lirica e intensa è “Land of Plenty”, il gruppo
si dimostra in un particolare stato di grazia compositiva, emergono
qua e là spettri di Genesis e Pink Floyd, ma sono solo vibrazioni,
energie, i Carptree hanno delle radici, ma non guardano al passato.
“The Weight of the Knowledge” è più intricata
e complessa dei brani precedenti, molto dark e onirica, misterica,
una prova di forza e di carattere, anche se non è un brano
facile. L’apertura di “Dragonfly” è ancora
più tenebrosa, col pianoforte introduttivo che elargisce note
lente e sofferte, sospese in uno spazio senza tempo, glaciali e spettrali,
terribilmente conturbanti. Poi il brano si fa meno oscuro, ma rimane
venato di follia visionaria. Una breve cavalcata dal sapore sinfonico
apre la strada a “Sunrays”, che è uno dei brani
più epici e completi del disco, una summa delle qualità
dei Carptree, che ricorda certe intuizioni dei Genesis. Chiude la
poetica “The Water”, che conferma tutta la bravura e la
personalità di questi artisti, capaci di comporre con grande
libertà delle pagine di prog veramente intenso.
La Svezia è sempre più patria di grandi talenti, tutti
con una propria personalità e i Carptree si inseriscono di
diritto in questa tradizione, che continua a darci grandi soddisfazioni.
GB
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