CENTRIC JONES - The Antikythera Method ProgRock Records Distribuzione italiana: - Genere: Space Rock / Prog Support: CD - 2012 |
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Gli americani Centric Jones sono un duo attivo da circa un lustro, non si hanno molte informazioni sul loro conto e credo che questo sia il loro secondo album. Chris Fournier (chitarra, basso, tastiere e percussioni) e Tobe London (batteria, percussioni e tastiere) sono due amici e questa amicizia si sente nel disco, non sono solo due che collaborano ad un progetto, c’è di più. Li affianca la cantante Laurie Larson, che dà un contributo significativo alla riuscita del disco. The Antikythera Method in apertura offre un bel giro di chitarra acustica su tappeto di tastiere, piuttosto psichedelico, mantrico e anche molto space rock, il cantato aiuta in questo contesto a calarsi in questa atmosfera onirica. Non è un’apertura memorabile, ma almeno è personale. Il secondo brano “Shadow Song” è più convenzionale, siamo nel campo del prog classico, con accenni new prog, fra l’epico e lo space, quello che colpisce è il tentativo di seguire un discorso personale in un contesto già sperimentato. Molto bella la melodia di apertura di “All For One”, romantica, poi entra una sezione jazzata, che smorza il romanticismo e si alterna ad una partitura di prog convenzionale discretamente suonato e con buone idee, ma alla lunga il brano è un po’ tedioso. “Boomer” è sostenuta da un giro rock molto deciso e intuizioni space che faranno la gioia degli appassionati di questo genere. “Dream in Threes” è meno coinvolgete, più meditata, ma non banale. Le atmosfere tra sogno e voli cosmici prosegue e trova uno dei suoi momenti migliori in “Morphogenic”. Nella seconda parte il disco risente un po’ della lunghezza, le idee cominciano a sfumare, le partiture si fanno più morbide e riflessive, anche se il livello non scende mai troppo. Verso la fine del cd il ritmo riprende a pulsare per chiudersi in bellezza col tour de force di “Antikythera Mechanism”. The Antikythera Method non è un disco che entra al primo ascolto, perché non è abbastanza originale, ma possiede una sua unicità, Fournier e London hanno dato vita ad un insieme di brani ben congegnati e dopo diversi ascolti si entra nel loro mondo fantastico, ben rappresentato dalla cover di Thierry Guilleminot, che ricorda molto Roger Dean. Un disco per appassionati, con tutti i pregi e i limiti di questa affermazione. GB Sito Web + MySpace |
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