Rock Impressions

Cherry Five - Il Pozzo dei Giganti
CHERRY FIVE - Cherry Lips
Black Widow
Distribuzione italiana: Masterpiece
Genere: Prog
Support: CD 2015


I Cherry Five hanno avuto una genesi abbastanza insolita. Il primo nucleo si è formato su iniziativa di Simonetti, Morante e il cantante inglese Clive Haynes nel ’73. Inizialmente si chiamavano Oliver, al basso c’era già anche Pignatelli. Poi Haynes uscì e al suo posto subentrò Tartarini, con Bordini alla batteria. Con questa formazione registrarono un disco nel ’74. Pare poi che Bordini non volle firmare con la Cinevox, così Simonetti, Morante e Pignatelli proseguirono con il nuovo batterista Martino e nacquero i Goblin. Il successo della nuova formazione spinse la casa discografica Cinevox nel ’76 a stampare il disco registrato due anni prima inventando il nome Cherry Five, forse per non interferire con la crescente popolarità dei Goblin. Infatti il lavoro fu attribuito principalmente a Tartarini e Bordini, che oggi, dopo quasi quarant’anni, hanno riformato la band con Ludovico Piccinini alla chitarra, Gianluca De Rossi alle tastiere e Pino Sallusti al basso, per dar vita a questo nuovo album, che non mi sorprende essere uscito per la Black Widow, la cui passione e competenza sta attirando sempre più musicisti, sia fra le nuove leve, che fra i leoni del passato.

Il Pozzo dei Giganti si ispira alla Divina Commedia, non è il primo disco che trae ispirazione dai versi del Sommo Poeta e questo mi fa particolarmente piacere, perché è la conferma che l’arte vera in qualche modo diventa eterna e secondo me è già una gran bella notizia. La musica che oggi propongono i Cherry Five rimane saldamente ancorata al prog settantiano, non a caso il disco parte con una suite di quasi venticinque minuti. Rock e jazz si mescolano in partiture fantasiose, con testi in italiano che, pescando dal passato, riflettono sulla realtà presente e in un certo senso sembra che nulla sia cambiato. L’atmosfera è darkeggiante, ma non troppo, probabilmente più per riflettere il contenuto vagamente disilluso dei testi, siamo idealmente all’Inferno. Ogni tanto non mancano pennellate più moderne, non è prog stantio, cristallizzato in una rievocazione infinita, però il modo di fare musica è chiaramente vintage. La seconda suite “Manfredi” è ambientata nel Purgatorio ed è divisa in quattro momenti, l’oscurità si fa meno presente. Ci sono passaggi strumentali di ottima fattura. Con la conclusiva “Dentro la Cerchia Antica” si arriva al Paradiso e la trama musicale si fa più solare e ricca di entusiasmo, musica epica e sinfonica, con testi sempre interessanti. Bello il crescendo finale.

Un disco onesto e ben fatto, che non farà gridare al miracolo, ma che saprà gratificare gli appassionati di prog ascolto dopo ascolto. Spesso oltralpe il ritorno dei vecchi gruppi sembra nascondere pruriti commerciali, ma nel nostro paese, dove è sempre più difficile vivere di musica, solo la vera passione può portare a realizzare un disco come questo. Ben tornati Cherry Five! GB




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