Il
freddo Nord è sempre pronto a partorire nuove sensazioni, a
dar vita ad artisti che hanno come fattore comune, al di la del genere
musicale proposto, musica di grande qualità. Non c'è
quindi da stupirsi se questi ragazzi, provenienti dalla Norvegia,
con questo secondo album si candidino ad essere una delle realtà
più interessanti in ambito prog.
Parole certamente altisonanti, ma i Circles End stanno facendo quello
che molti colleghi sembrano non aver capito, stanno cioé sperimentando,
che non vuol dire fare cose "strane" o psichedeliche, ma
più semplicemente compongono con una grande libertà
senza rifarsi necessariamente a questo o a quel gruppo del passato.
Questi sei ragazzi cercano di dire qualcosa di nuovo, poi magari ascoltando
bene si possono anche trovare dei riferimenti, ma sarebbe davvero
molto difficile non trovarne al giorno d'oggi. Per dare qualche coordinata
mi sono venuti in mente i Pink Floyd per l'attitudine compositiva
e gli Anekdoten per certe linee melodiche avvolgenti e malinconiche,
ma attenzione, sto parlando di sensazioni e non di suoni. La cosa
più bella è che secondo me il gruppo non ha "pianificato"
di fare della musica nuova e originale, piuttosto ha composto in totale
libertà espressiva e il risultato è il loro sound fresco
e convincente. Le nove traccie sono molto ben costruite con grandi
melodie e arrangiamenti molto curati, non è prog ultratecnico
anche se il talento non manca, ma l'attenzione è sempre concentrata
sul brano proprio come dovrebbe sempre essere.
Si parte con la dinamica "Echoes", una classica prog song
originale sì, ma che potrebbe essere uscita anche dal songwriting
degli Echolyn, questo brano ci immerge nel sound di questa band ed
è un gran bel sentire. La successiva "Tiny Lights"
spiazza un po' per il cambio d'atmosfera, ma è proprio questo
che i Circles End sanno fare, superato lo stupore iniziale ci si lascia
avvolgere dalle spire del brano e si apprezza la libertà che
ne scaturisce. "Red Words" è il lento che non ti
aspetti, una struttura melodica originale e dei bei crescendo. Con
"Too Few Feet" si torna ad un prog più canonico con
delle belle ritmiche e dei breaks molto evocativi. Non meno suggestiva
o intensa "Long Shot", che miscela energia e calma in un
mix appagante. Il riff elettrico di "Charlie" è un
po' scontato, ma il pezzo ha una grande carica. "At Shore"
è un altro brano meditativo e intimista di gran classe. Uno
dei brani più strani è "Peeping Tom", richiede
più ascolti per essere digerito, ma soddisferà i palati
più esigenti. "The Dogfather..." chiude l'album e
ci sorprende ancora una volta con una bossa nova jazzata con l'intervento
di un sax strepitoso.
I Circles End hanno dimostrato che si può ancora fare grande
musica e noi gliene siamo veramente grati. GB
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