| Difficile 
            che una band polacca possa uscire dall’anonimato, un po’ 
            come per tutte le band che non sono americane, inglesi o almeno tedesche, 
            le altre devono sudare parecchio e a volte non basta nemmeno, occorre 
            quel qualcosa in più, doti che non sono determinabili a priori, 
            questi fattori sembrano presenti in questa band che sta bruciando 
            in fretta le tappe, molto in fretta per una band che viene da un paese 
            ancora di frontiera, almeno per il rock. Giunti al terzo disco sono 
            già delle star in patria e la loro fama sta cominciando ad 
            uscire dai confini nazionali, non a caso la loro label sta investendo 
            parecchio sul gruppo.
 Il sound che fuoriesce dai microsolchi di questo disco è molto 
            coinvolgente, un rock potente, contaminato da vari elementi, sostanzialmente 
            post grunge e qualche spruzzata di Emo, ma con una propria personalità 
            e soprattutto i Coma hanno un cantante con una voce che ipnotizza 
            l’ascoltatore, una voce rauca e vigorosa che arriva dritta al 
            cuore. Il primo brano “Excess” parte un po’ in sordina, 
            sembra una pop song come tante altre, ma pian piano prende quota e 
            si eleva, i suoni si induriscono e il pezzo spinge con un buon crescendo 
            finale. “Transfusion” è un hard rock stoppato, 
            quasi funky, molto buona la base ritmica, col basso in ottima evidenza. 
            “Poisonous Plants” è quasi metal, se non fosse 
            per delle parti più tranquille, questo mix di pop e heavy rock 
            post moderno funziona. “Confusion” prosegue sulla strada 
            tracciata dai brani precedenti aggiungendo un po’ di screamo. 
            “T.B.T.R.” parte poetica, una ballata atipica anche se 
            non particolarmente originale nella prima parte, ma anche in questo 
            caso c’è un crescendo molto emozionante e ben orchestrato. 
            Gran bel lavoro ritmico in “Struggle”, che richiama con 
            prepotenza i RHCP. Altro buon crescendo lo troviamo in “Afternoons 
            in the Colour of Lemo”, che ricorda le progressioni di Porcupine 
            Tree e Anathema. Molto più nervosa è la track seguente, 
            che mantiene una vocazione prog post moderna, una track tribale dominata 
            da un giro di basso micidiale. Molto romantica “Silence and 
            Fire”, una ballad elettrica ricca di pathos, che si conclude 
            con un assolo di chitarra pirotecnico. “Eckhart” è 
            carina, ma dopo gli impeti precedenti perde il confronto. C’è 
            il tempo per due bonus tracks, la prima rabbiosa “F.T.P.” 
            e la seconda melodica, ma piena di grinta dal titolo “Fell the 
            Music’s Over”, che è anche il primo singolo estratto 
            dall’album, è la prima volta che mi capita che il singolo 
            sia una bonus track…
 
 Davvero personali questi Coma, un gruppo che può fare molta 
            strada, certo difficile dirlo a priori, perché sappiamo bene 
            quanto sia difficile prevedere la riuscita di una band, ma questi 
            musicisti hanno un ottimo potenziale. Originale anche la copertina 
            del disco. GB
 
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