I coreAcore sono una nuova band al debutto discografico e già
si sono fatti notare per aver vinto al Musicultura 2014 di Macerata
il premio come miglior progetto musicale, ma non basta, l’indimenticabile
Francesco Di Giacomo ha regalato a questa band la sua ultima interpretazione
canora, la cantante Claudia Delli Ficorelli collaborava con lui da
diversi anni. La band nasce verso la fine del 2008 per volontà
del batterista Maurizio Masi e del bassista Maurizio Mariani (che
poi lascia) a seguito di varie collaborazioni ad iniziative di beneficenza.
L’idea di fondo è di amalgamare la musica tradizionale
romana col rock, un progetto sicuramente ambizioso, ma proprio per
questo intrigante.
Il titolo dell’album si ispira a uno dei “lotti”
della Garbatella, un cortile tipico dello storico quartiere romano,
tutti abbiamo in mente un’immagine di Roma, soprattutto chi
non è romano come me potrebbe pensare a qualcosa di romantico
e vagamente decadente, ma la realtà celata in questo disco
è diversa da quella immaginata da chi non conosce le storie
di vita di Roma, storie spesso noir, che vengono raccontate nelle
dieci canzoni proposte nell’album, cinque tradizionali e cinque
di nuova composizione.
Il primo episodio è “La Coltellata”, una storia
d’amore disperato e malato, perché Roma è una
città di coltelli e di storie di passioni portate all’estremo,
lo sanno bene quelli che hanno assistito ai dialoghi tra i carcerati
e le loro compagne che stanno fuori. A fare da sfondo un rock dal
sapore anglosassone ben suonato, che si mescola alla voce penetrante
di Claudia, grande la suggestione. “Nina” è una
tipica “serenata”, di quelle che vengono commissionate
dai fidanzati o dai papà per le figlie che vanno spose, una
canzone che è difficile non amare, anche senza conoscere i
significati più profondi. Bella la ballata “L’Amore
è N’Incidente”, con la voce di Claudia che accarezza
l’ascoltatore. Simile alla precedente è “N’Antra
Vita”, dove l’unione di melodia folk e rock è più
marcata. “Io Non Piango” è uno dei momenti migliori,
con la sua storia intrisa di malinconia, ma i brividi arrivano (e
non poteva essere diversamente) con “Lella”, una storia
veramente nera, che Francesco interpreta con una finezza incantevole,
di sottofondo un rock pulsante molto moderno, ma è integrato
così bene che se uno non ci fa caso manco se ne accorge. Un
altro paio di episodi e poi arriva “Roma Nuda” dove ancora
una volta la band sorprende per l’abilità dimostrata
di unire folk romano e rock.
Spero che la mia recensione non faccia pensare ad una proposta elitaria,
Lottoventisette è un disco che penetra con forza nella mente
e nel cuore di chi lo ascolta, ci sono alcuni brani che spiccano meno
di altri, ma è l’insieme che convince e conquista e un
progetto come questo è sicuramente da valorizzare. GB
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