| Non si finisce mai di scavare nella musica Rock italiana degli anni 
            ’70. Un continuo scoprire e stupire. Molte realtà sono 
            state ignorate, e non sono qui per cercarne i motivi che potrebbero 
            essere molteplici, ma per godere con voi di questi ritrovamenti. Molto 
            spesso sono gli artisti stessi nel tempo a fuoriuscire con delle registrazioni 
            mai edite, come nel caso dei Corpo, band salentina dei fratelli Calignano, 
            Francesco e Biagio.
 I nastri che compongono “I & II” sono rimasti celati 
            in una soffitta per ben 35 anni, ma hanno visto la luce grazie all’interessamento 
            e all’incoraggiamento di Giuseppe Calignano. Loris Furlan della 
            Lizard Records ha fatto il suo, stampando in cd queste registrazioni 
            del 1979 che ovviamente non possono essere di alta fedeltà 
            essendo dei demo, tuttavia ancora passabili.
 
 Ma cosa suonavano i Corpo? In realtà tendevano l’attenzione 
            verso una Psichedelìa cara ad un certo Kraut Rock, ma ascoltando 
            i demo le sorprese, vi giuro, non sono poche.
 Fra le note si estrapolano divagazioni Folk ma soprattutto Kraut Rock, 
            tuttavia essendo il periodo a cavallo con gli anni ’80, in certe 
            situazioni si possono scorgere tentazioni New Wave. Musica di facile 
            assimilazione, che ben presto stampa la sua melodia nella mente dell’ascoltatore. 
            I brani sono tutti strumentali.
 
 Personalmente mi piacciono le acide fughe di chitarra, come ad esempio 
            accade in “C#2” o ne “Il Giorno Della Mia Morte”. 
            Ci sono brani a cavallo fra ingenuità e ricercatezza, apparentemente 
            semplici come “C#3” ma che vogliono comunicare qualcosa 
            di “spazioso” e questo grazie soprattutto all’uso 
            dell’elettronica. Le tastiere di Biagio a volte giocano un ruolo 
            che non ti aspetti, piccoli tappeti sonori che saranno la base di 
            li a poco per il New Prog negli anni ’80, ecco le sorprese a 
            cui mi riferivo. Brevi cavalcate alla Can non possono mancare, visto 
            il genere suonato, come nella breve “C#5”.
 
 “Messapia” è un ibrido a cavallo fra Wave e Rock 
            basato soprattutto sulle tastiere, a dimostrazione che il periodo 
            sonoro ’70 sta mutando definitivamente. “SM De Finemunnu” 
            è invece un pezzo tirato fra Rock e Jazz, aperto, libero e 
            in qualche modo Psichedelico, il lato più interessante a mio 
            avviso dei Corpo. Batteria in evidenza nella conclusiva “Tympanon” 
            con il suo gradevole assolo.
 
 Certe operazioni aiutano a conoscere meglio un determinato momento 
            della nostra storia, una ulteriore testimonianza, un altro tassello 
            a favore di questa nazione che di artisti ne ha avuti tanti e che 
            continua a proporli, sta solamente alla nostra voglia di sapere e 
            di godere di musica fare il resto. MS
 
 Altre recensioni: III
 
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