I salentini Corpo si sono formati alla fine degli anni ’60,
però i loro primi due dischi sono stati pubblicati solo di
recente, quello che forse non era prevedibile è che il gruppo
si sia riformato per dar vita a questo terzo album. La formazione
è capitanata dai fratelli Calignano a cui si aggiungono diversi
altri musicisti. L’ambito è un prog molto ambizioso e
sperimentale, come dovrebbe sempre essere, vicini al movimento di
Canterbury, ma anche a certo kraut rock, penso in particolare agli
Embryo.
Durante l’ascolto troviamo sperimentazioni elettroniche mescolate
all’acid jazz, musica visionaria, talvolta psichedelica, fortemente
libera con dosate concessioni alla melodia, anche se in alcuni casi
si intuisce che se avessero voluto avrebbero potuto comporre brani
più accessibili e quindi più “facili”, ma
non era questo l’intento. Certamente non sono un gruppo a cui
è semplice approcciarsi, ascoltarli richiede impegno e disposizione,
in alcuni casi sono anche dissonanti, urticanti, ma alla lunga ripagano
con passaggi davvero pregevoli.
La vera sperimentazione è per sua vocazione esigente, non è
mai un porto sicuro in cui approdare, è un percorso ad ostacoli
e i Corpo di questi ne offrono molti. GB
Altre recensioni: I & II
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