Sono quasi due decadi che gli stoner rockers polacchi Corruption cavalcano
i palchi europei col loro sound energico e robusto, alfieri di un
genere che non ha mai raccolto i consensi sperati, ma che si è
comunque dimostrato ben più longevo del previsto. Il sound
di questi freakettoni è ovviamente saturo e pesante, sulla
scia di band come i Monster Magnet, gli Spiritual Beggars, i Kyuss
e gli Orange Goblin, senza inventare nulla, ma comunque senza essere
secondi ai nomi citati.
Questo nuovo album, il primo per la Mystic Production, è pienamente
nel segno della tradizione, duro e saldamente piantato negli stilemi
del genere.
Le note acustiche e molto western, da desert rock o se preferite molto
southern, dell’iniziale “Beelzeboss” con tanto di
armonica a bocca e scaccia pensieri non devono trarre in inganno,
il blues sporco è la matrice da cui si è sviluppato
questo genere, che infatti deflagra ben presto nella durissima “Hell
Yeah!”, dal riffing incalzante e dai suoni pesanti come macigni.
Da questo punto tutto il cd è ferro rovente, che pulsa adrenalina,
una corsa senza fiato che si snoda in tredici brani tutti molto massicci.
L’album si dimostra molto compatto, con pochi cali di tensione,
qualche brano che ha un riff meno coinvolgente di altri c’è,
ma per lo più è un continuo headbanging senza soluzione
di continuità. Il cantato poi sembra un novello Lemmy, con
una voce leggermente più blues, ma comunque al vetriolo, perfetta
per il genere.
Questa è la musica che amano i Corruption, senza compromessi
e senza cedimenti, o la si ama o la si odia, nessuna alternativa è
possibile. GB
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