Rock Impressions

Sam Coulson - Electric Classical
SAM COULSON - Electric Classical
Selfproduced
Distribuzione italiana: -
Genere: Virtuoso / Classica
Support: CD - 2015


Il giovane Sam Coulson è un chitarrista virtuoso, tanto bravo che ha attirato l’attenzione di Paul Gilbert, che l’ha voluto alla sua corte come docente per il suo progetto Great Guitar Escape del 2012. In questo modo Sam ha allargato le sue conoscenze ed è stato scelto per sostituire nientemeno che Steve Howe negli Asia. Con loro ha realizzato l’ultimo album Gravitas del 2014. Oggi Coulson esce con questo suo primo disco solista tutto incentrato sulla musica classica.

Il presente disco è stato suonato con due sole chitarre fender, che Sam mostra orgogliosamente in copertina ed è interamente strumentale. In scaletta troviamo dieci brani per circa mezz’ora di musica. Una selezione non banale, perché accanto ad alcune composizioni molto famose, ne troviamo altre quasi sconosciute ai più, in particolare a chi non mastica musica classica. Gli autori più omaggiati sono Bach e Sor con tre brani a testa, poi troviamo Beethoven, Tarrega, Lauro e Anon.

Il metodo usato da Coulson è l’arpeggio e solo in alcuni casi osa di più. Il primo proposto è “Ave Maria” di Bach, il che dà un tocco quasi natalizio al disco, Sam dimostra grande sensibilità e raffinatezza, le parti di organo sono arpeggiate, mentre le parti cantate (nell’originale) sono rese con la solista elettrica, buona la suggestione. Molto noto è anche “BWV 1007 Prelude” sempre di Bach, questo è tutto arpeggiato, come “Op.35 N.22” di Sor. Quando usa una sola chitarra il nostro mostra tutta la sua raffinatezza, ma preferisco quando sovrappone l’elettrica all’arpeggiato, come in “Recuerdo de la Alahambra” di Tarrega o in “Moonlight Sonata Blues”, rilettura interessante del classico di Beethoven, sicuramente il brano più moderno del cd e forse anche quello che piacerà di più ai rockettari.

Si potrebbero fare diverse considerazioni, questo non è il primo disco di un rocker alle prese con la musica classica, voglio almeno ricordare l’eccezionale Metamorphosis, in cui Uli Jon Roth reinterpreta le Quattro Stagioni di Vivaldi in chiave rock. Questo disco è molto bello, raffinato, sensibile, forse però manca un guizzo, il coraggio di provare a rendere più attuali questi classici. Da un lato c’è il dovuto rispetto e l’abilità tecnica esecutiva, che non si discutono, però personalmente avrei gradito anche una maggiore varietà, in fondo l’unico brano veramente reinterpretato è quello di Beethoven e uno su dieci per me è un po’ poco. Resta comunque il fatto che è un bel disco. GB

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