I
vicentini Cruel Boxes, escono con un primo album molto ben curato
e completo affrontando influenze emo-screaming-hardcore e rivoluzionandole
a proprio piacimentofino al raggiungimento del compromesso perfetto
tra l'originalità e la fruibilità. La band, composta
da Raffaele Trevisi (voce e chitarra), Francesco Florio (chitarra),
Vanni Scapin (basso e voce) e Matteo Vanzan (batteria e voce), dopo
l’uscita del primissimo Ep "Cruel Boxes", nel 2005,
vanta un considerevole numero di live importanti, quasi 40 date nelle
maggiori città italiane al fianco di Linea 77, Dufresne, Vanilla
Sky, Forty Winks, Gaia Corporation ed Alexis on Fire.
"All the Broken Chains", uscito appunto nel 2008, è
la conferma del talento e della garanzia di questa band. Registrati
presso il Red House Recordings (lo stesso studio che ha visto grandi
nomi italiani tra i quali Subsonica, Linea 77 e Max Gazzè)
e mixati dal caleberrimo sound engineer David Lenci, tutti i dieci
pezzi interamente cantati in lingua inglese, hanno un'anima indipendente
e altamente innovativa, si è di fornte a canzoni dall'impatto
forte ma non pesante, con addirittura il vantaggio di rimanere bene
impressi dopo un solo ascolto per le sonorità aggressive ma
mai esagerate, a creare un bell'equilibrio musicale tra il rock e
lo "screamo" con un'azzeccata alternanza in parti decisamente
più melodiche.
Nel dettaglio spiccano "Forgettin' Myself To Die", canzone
dalla struttura completa e dal ritornello più che mai fruibile,
la forte "Casual Dream" che si svela una piccola perla di
sonorità graffianti e soprattutto di martellante batteria impossibile
da non seguire. Colpisce anche l'evoluzione di "The Struggle",
uno dei pezzi sicuramente più riusciti, in cui l'incipit apparentemente
melodico è solo l'anticamera di una canzone che si rivela veloce
e suadente al contempo, con momenti che spaziano dal punk all'hardcore,
prendendo dei due generi le caratteristiche più attraenti.
E poi ancora "Given", Dancing With Glee" e "Anxiety",
musicalmente forti ma mai pesanti, le riuscitissime "Jump Into
The Ground" e "For Years" dotate della consistenza
necessaria per essere amate anche all'estero soprattutto per le sonorità
marcate di chitarra-basso-batteria che penetrano l'ascoltatore fino
a farlo innamorare, e la più orecchiabile "Ivory Song"
ammaliante canzone che ricorda un pò i grandi brani punk-rock
d'oltreoceano e di cui colpisce il finale sfumato e delicato. Infine
è doveroso citare "All The Broken Chains", dal cui
titolo viene il nome dell'album stesso, ottima introduzione (in quanto
prima canzone della tracklist) e sintesi di tutto il lavoro stesso,
armonia tra generi differenti senza mai cadere nell'universo del già
sentito. Un album pieno, vivace e non stancante, in cui assonanze
ed influenze costruttive di molti generi si fondono fino a creare
una sequela di pezzi da ascoltare a rotazione tutto d'un fiato, tra
la melodia e l'innovazione rock.
Per citare la biografia della band stessa: "Cruel Boxes è
l'insieme di sensazioni che ci investe ogni giorno. Un senso di soffocamento
e di esaltazione allo stesso tempo che si riassume in un urlo muto,
nell'istinto che ci fa rivoltare contro mille catene che ci legano,
ci imprigionano". IR
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