Ho sempre apprezzato chi ha proposto musica Heavy Metal in stile anni
’80, anche perché per il genere non sono stati altro
che i migliori. Di conseguenza ho seguito con attenzione anche la
scena di chitarristi virtuosi, su tutti giusto per fare un solo nome,
J.Y. Malmsteen. Resta di fatto che molto spesso ci si andava ad avvinghiare
nella tela dell’esagerazione, dove il tecnicismo prendeva spesso
e volentieri il sopravvento a discapito della melodia.
Anche in Italia ci siamo sempre difesi bene, una nutrita serie di
chitarristi hanno dato luogo sia a concerti che a dischi interessanti.
Ma non è facile riuscire a propinare questo genere ad un vasto
pubblico, generalmente si relega ad una nicchia che comunque ha il
suo giusto seguito.
Il perché è scritto nelle mie parole, ossia comunque
la musica deve essere in qualche modo di facile memorizzazione, scale
infinite in pochi secondi a lungo andare non rendono giustizia al
brano.
Ecco quindi che parlare oggi di Daniel Gazzoli è un piacere,
e per chi vi scrive anche una gradita scoperta. Si, un piacere perché
nel disco “Night Hunter” si celano emozioni che variano
di stile e di intensità. La tecnica è a favore della
composizione e il tutto fa guadagnare in freschezza. Probabilmente
anche il gusto per un certo tipo di AOR che rende l’ascolto
più semplice e ruffiano, sarà perché la base
Blues si sente, ma nei nove brani che compongono l’album non
c’è mai da annoiarsi.
In questo progetto personale, Gazzoli si avvale di validi musicisti
come Leonardo F. Guillan (voce), Luke Ferraresi (batteria) e Luca
Zannoni (tastiere).
I brani si aggirano tutti attorno ai cinque minuti, ad iniziare dalla
title track “Night Hunter” e la voce di Guillan sale subito
in cattedra. Reminiscenze Queensryche e molti anni ’80 in questa
sorta di macchina del tempo. Segue l’Hard Rock di “Forged
By The Pain” e l’AOR di “Liar” brano denso
di déjà vu, ma proprio per questo efficacie e da cantare.
Odore di Aerosmith in “Self Destruction Blues” mentre
cresce l’enfasi con “Heartblame”, refrain godibilissimo
e un nuovo tuffo nel passato. Sale il ritmo e l’epicità
con “Run”. Si tira il fiato con la ballata “Prayer
For An Angel”, voce e piano iniziano e colpiscono nell’animo,
in un crescendo sempre di facile riuscita, specie nel momento del
solo di chitarra. “Dont Leave Me Alone” è un altro
frangente AOR godibilissimo e a chiudere “The Beat Of My Heart”,
un mix fra Saxon ed Iron Maiden per intenderci.
Il disco scorre piacevolmente e questo si sa è sinonimo di
buona riuscita.
Complimenti a Daniel Gazzoli e alla sua band, sono sicuro che questo
disco girerà spesso nello stereo della mia macchina perché
questo Rock è anche stradaiolo, compagnia da viaggio per rimanere
piacevolmente svegli e pimpanti. Dategli una possibilità. MS
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