Daniele Russo vanta una lunga esperienza come autore, compositore,
arrangiatore, fonico e polistrumentista, in questo senso nel presente
cd suona praticamente tutto, l’unico ospite è il saxofonista
Roberto Spagnolo, che presta il suo contributo nel brano “The
Cure”, mentre alla voce troviamo, oltre allo stesso Russo, Valentina
Piccione in due brani. Un artista che per anni ha lavorato nell’ombra,
spesso supportando il lavoro altrui, oggi ha finalmente deciso di
uscire allo scoperto per mostrare tutta la propria creatività.
Ecco allora questo disco che per molti versi è una vera sorpresa.
Particolare e molto interessante l’opener “That’s
What I Mean”, un chiaro omaggio ai Beatles, pieno zeppo di citazioni,
tutte molto intelligenti, ai quattro di Liverpool. Una rilettura del
lascito beatlesiano fatta con tanto cuore e creatività, quella
vera. “The Way I’m Livin’” è una ballata
semi elettrica, buono il pathos che rende quasi epico il brano. Con
“Nowheregirl” Daniele comincia a spingere sul versante
prog, i suoni si fanno psichedelici, vagamente pinkfloydiani, il brano
è stupendo, Russo dimostra di conoscere molto bene la materia
e la tratta con disinvolta sapienza. “The Witch” è
il primo brano di un trittico, l’amore per il british sound
è sempre forte, dai già citati si arriva fino ai più
recenti Oasis, Verve e aggiungerei anche Steven Wilson, ma tutto è
orchestrato con molta personalità. Il secondo è “The
Witch and the Troll”, entrano elementi folk, tutto assume i
toni di una danza popolare molto coinvolgente. Il trittico si chiude
con la visionaria “The Troll”, un brano visionario e molto
teatrale, un crescendo infine lascia il posto ad una breve partitura
barocca. “And My…” è il momento più
pinkfloydiano del disco, credo che molti sentiranno dei brividi lungo
la schiena. Molto particolare e notturna “The Cure”, ci
sono ancora richiami colti, ma stemperati in un tessuto carico di
tensione e di senso del mistero, in questo brano in particolare Daniele
usa gli accordi in tritono, detti gli accordi “del diavolo”,
usati sovente nelle colonne sonore dei film horror. La magia continua
con la cosmica “Leaving For Planet”, qui entra il primo
contributo della Piccione, una scelta a sorpresa, visto che in precedenza
aveva cantato sigle di cartoni animati molto popolari come i Pokemon
e Mini Pony. Fa piacere vederla alle prese con musiche ben diverse.
Solenne “Trinity”, sorta di marcia che lancia un vocalizzo
di Valentina da brividi, come non pensare a Dark Side of the Moon.
Molto sentito anche l’assolo di chitarra. Come non emozionarsi
con le belle melodie di “Sun King”, per chiudere con la
corale “Rising Sun”.
Un debutto questo che non può lasciare indifferenti, bella
anche la cover disegnata da Laura Mancini, che in qualche modo si
riallaccia alle grandi copertine dei dischi prog del passato. Un disco
fatto con amore e competenza, doti non facili da trovare. GB
Sito Web
|