In una società dove il mordi e fuggi regna sovrano, dove il
telefonino ci rende connessi solo apparentemente, dove si corre quotidianamente
verso non si sa dove, c’è bisogno perlomeno di un momento
di riflessione. Questo momento ci viene offerto da una band di Metal
Progressive già nota al circuito nazionale, e a numerosi addetti
ai lavori: i Dark Ages.
Si formano nel lontano 1982 a Verona, proprio per questo non stiamo
parlando di artisti improvvisati, ma di ottimi strumentisti e che
hanno alle spalle già tre dischi, “Saturnalia”
del 1991, “Teumman” del 2011 e “Teumman Pt.2”
del 2013, questi ultimi due sono una vera e propria opera Rock. Gianni
Della Cioppa li scrittura nella sua Andromeda Relix, fucina di musica
Rock, Metal e Prog.
Nel tempo i Dark Ages subiscono cambi di line up, tra i quali si annovera
l’ingresso di Roberto Roverselli alla voce e di Gaetano Celotti
al basso, questo proprio a fine 2016. La band si completa con Simone
Calciolari (chitarra), Angela Busato (tastiere) e Carlo Busato (batteria).
L’artwork ad opera di Angela Busato e Kraken Promotion è
ben confezionato e sostanzioso, accompagnato dalle belle foto di Elisa
Catozzi, contenente i testi delle canzoni cantati in lingua inglese.
Ma veniamo alla carne, “A Closer Look” con i suoi otto
minuti e mezzo apre il cd come una rasoiata, grazie ad una sezione
ritmica rodata e precisa e a un riff mirato sia al corpo che alla
mente. Qualcuno già potrebbe aver nominato i Dream Theater,
quasi inevitabile quando si tratta di Metal Prog, ma così non
è del tutto…Anzi. I Dark Ages dimostrano di conoscere
la storia del genere e non solo di averla assimilata, ma anche metabolizzata.
La voce di Roverselli infatti non fa il verso a nessun singer di nota,
ma si esibisce con la sua naturalezza, non cadendo così nel
calderone dei stereotipi. Buono l’apporto delle tastiere sia
come tappeto sonoro che come assoli, brevi ed efficaci. Inevitabili
i cambi di ritmo ed umorali, come genere comanda.
“Till The Last Man Stand” si distingue grazie ad un momento
centrale con organo e voce, ma è con “Yours” che
si comincia a fare seriamente. Il pezzo viene aperto da un arpeggio
di chitarra dal profumo New Prog e la struttura del brano nel susseguirsi
si alterna fra vigore e melodie. Poi è la volta della mini
suite “At The Edge Of Darkness” della durata di dieci
minuti e mezzo, qui la band si gioca anche il Jolly, esibendo tutta
la tecnica a disposizione, compresa la qualità compositiva.
Un sax, quello dell’ospite “Enrico “Benty Sax”Bentivoglio,
apre “Against The Tides” per poi lasciare lo spazio a
voce e piano, un momento raccolto e delicato dall’ottima riuscita.
Notevoli anche le voci di Claudio Brembati, Ilaria L’Abbate
e Tiziano Taffuri, ulteriori ospiti. Il brano potrebbe benissimo risiedere
in “In The Electric Castle” degli Ayreon e per chi vi
scrive, qui c’è lo sforzo più creativo e piacevole
dell’intero album.
Ritorna il suono elettrico con “The Anthem”, questa volta
con le tastiere altamente “Prog”. Da sottolineare la grande
prova vocale, qui al massimo dell’espressività. Piacevole
anche l’assolo del basso e della batteria. Il disco si chiude
con “”Fading Through The Sky”, non nascondo che
all’ascolto ho avuto reminiscenze Crimson Glory.
“A Closer Look” non è il solito disco Metal Prog,
c’è di più, dategli una possibilità e mi
direte. MS
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