Il New Jersey non è solo la patria di Bon Jovi e Bruce Springsteen
(oltre a decine di altri artisti), ma anche dei Dark Empire, tosto
trio formato da Brian Larkin (vc), Matt Moliti (ch) e Randy Knecht
(bs) che si avvale per la realizzazione del proprio terzo appuntamento
discografico del batterista Matt Graff.
Parto subito avvisandovi che non sono mai stato un amante dei 'growls'
che i DE utilizzano qua e là e, a mio parere, piuttosto a sproposito
perchè il loro power metal sinfonico merita ben altre soluzioni
musical/vocali.
Le nove canzoni canzoni racchiuse in "FRTR" offrono, nella
parte strumetale, delle interessanti e coinvolgenti partiture che
il gran lavoro di Moliti alla chitarra rende varie e complesse sia
in fase ritmica che solista, il tutto arricchito da un competente
lavoro di tastiere impiegate solo laddove necessarie. Il forsennato
drumming di Graff non si limita ad una sterile esibizione muscolare
di doppia cassa a manetta e ben segue le complicate evoluzioni sonore,
formando con Knecht un'affidabile e potente sezione ritmica. Anche
Larkin, che sostituisce Jens Carlsson, esibisce un potente e virile
contributo vocale che offre alla proposta dei DE un'aurea melodica
che viene inopinatamente alternata ai sempre più invadenti
growls di Moliti, ed è proprio quest'ultimo aspetto che maggiormente
mi indispone ed annoia.
Stilisticamente i Dark Empire ammettono di ispirarsi ai Symphony X,
ma si possono tranquillamente aggiungere riflessi di Nevermore e qualche
vaga reminiscenza progressive che ogni tanto si manifesta sotto forma
di passaggio di flauto o intarsio di tastiere e, ne converrete col
sottoscritto, i momenti migliori e più riusciti sono proprio
quelli dove Moliti si concentra esclusivamente sul proprio lavoro
chitarristico come la titletrack o i quattordici minuti della conclusiva
"The Cleasing Fires" (in realtà in quest'ultimo caso
qualche growl lo si deve sopportare, purtroppo).
La band si deve chiarire bene le idee sulla direzione da intraprendere
e perseguire perchè così le numerose idee sembrano spesso
appiccicate senza troppo criterio ed alla fine si resta con la forte
sensazione che "FRTR" sarebbe potuto essere un bellissimo
disco se solo vi fosse stata una regia più abile nel songwriting.
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