L’incontro
con i francesi Dark Sanctuary non può lasciare indifferenti,
il loro cammino introspettivo nel mondo del dolore e della tristezza
è parte dell’esperienza umana di ciascuno di noi. Alcuni
tendono a rimuovere queste esperienze anestetizzandole, altri le subiscono
e ne diventano vittime, i Dark Sanctuary hanno scelto di sublimarle
in una proposta artistica dal fascino spettrale e drammaticamente
elegante.
Questo quinto capitolo della loro saga, partita dieci anni fa, rappresenta
sicuramente il vertice della loro produzione ed è diviso in
due parti, a breve dovremmo poter ascoltare anche la seconda. Le undici
traccie sono una lenta e sofferta processione nel mondo della tristezza
e del dolore, da sconsigliare vivamente ai malati di depressione.
Per quanto elegante sia e nonostante l’intento estetico, questa
musica ha il potere di scatenare sensazioni forti ed è estremamente
efficace. Le traccie si dividono equamente fra brani lunghi e altri
brevi, ma l’opera ha una grande coesione, è solenne e
talvolta sembra quasi liturgica, sacrale, ma la vita e la morte non
sono in fondo sacre? I francesi celebrano appunto con il loro stile
tenebroso questi valori trascendenti.
I Dark Sanctuary delineano un confine molto sottile fra finzione e
realtà e bisogna essere molto lucidi e sereni per non lasciarsi
intrappolare nella ragnatela tessuta da questi artisti del malessere.
Personalmente trovo molto interessante la loro proposta e l’album
è davvero bello, ma è sconsigliato l’ascolto notturno.
GB
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