Questo disco inizia come la stragrande maggioranza dei prodotti di
questo genere, in particolare di quelli dell'area germanica, ma brano
dopo brano le tracks acquistano sapore e consistenza senza però
raggiungere mai livelli eccelsi.
Dalla bio leggo che il gruppo è piuttosto giovane e che si
tratta di un mini CD che segue il debutto Suspiria pubblicato per
la stessa etichetta due anni fa. I Darkwell propongono un goth metal
piuttosto ingenuo con cantato femminile angelico ad opera della piatta
(non mi riferisco alle misure) Alexandra, inoltre sono presenti, come
bonus tracks, due filmati dal vivo e proprio in questi si nota la
staticità della singer che sul palco sembra impalata, mentre
chitarra e basso si scalmanano, un contrasto abbastanza stridente
e poco coinvolgente, del resto anche i video molto effettati non sono
di mio gradimento.
I brani sono un continuo intreccio di metal estremo con batteria in
doppia cassa e riffoni cattivi e tastiere melliflue vagamente sinfoniche,
che creano il tipico tappeto sacrale su cui imperversano la chitarra
e la sezione ritmica. La title track è seguita da altre tre
composizioni delle quali si distingue solo la complessa "Elisabetha",
il resto è piuttosto banalotto. La prima vera sorpresa è
la cover di "Twist In My Sobriety" che, se non mi ricordo
male, era stata un successo pop di Tanita Tikaram di una decina d'anni
fa, una delle prime female singer ad imporsi commercialmente. Il brano
in chiave metal goth funziona alla grande, ma era già buono
anche in chiave pop. Gli ultimi due brani sono gli stessi già
visti nei video e non aggiungono molto a quanto già detto.
Un disco piacevole da ascoltare, ma che non lascia traccia. GB
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