Dopo
quattro anni di silenzio torna sul mercato questa promettente formazione
polacca con un nuovo album. Il loro stile è vicino a quello
di band come gli After Forever e i Without Face, si tratta di un metal
sinfonico dalle forti tinte gotiche, con cantato maschile e femminile
che si intrecciano in suadenti armonie.
Le tastiere fanno la parte del leone, sostenendo i brani con tappeti
sonori molto complessi e di grande effetto, mentre la chitarra con
dei suoni molto metal si occupa principalmente di parti ritmiche.
I primi due brani non sono particolarmente interessanti, "The
Longest Journey" ha un impatto molto diretto e aggressivo. Con
"Nameless" il discorso incomincia a farsi più articolato,
le tastiere creano delle atmosfere da film horror, un po' a là
Goblin, la voce della bella Katarzyna Banaszak è molto duttile
e passa da momenti morbidi a altri più lirici con grande disinvoltura
e personalità. "Beauty" possiede delle atmosfere
morbide, quasi jazzate, un po' in contrasto col resto del repertorio,
ma proprio per questo più interessanti. "Time" ribalta
tutto e inserisce dei loops di drum machine e delle ritmiche techno,
questi giochi possono disorientare l'ascoltatore, ma a me piace che
degli artisti non vogliano limitarsi e rinchiudersi in un genere troppo
definito, anche se il risultato in questo caso non mi sembra esaltante.
Con "Moon Has Imprisoned Me in Her Shine" si torna alle
atmosfere heavy sinfoniche a tinte scure, ma è con "Elegy"
che si torna su livelli più stimolanti e riusciti con delle
partiture fra il sinfonico e il medioevale, uno dei momenti migliori
dell'album. Il brano conclusivo "Soporific" è un
lento con ritmi etnici, fra l'ambient e la word music.
Di sicuro questo gruppo ha una gran voglia di sperimentare ed è
una bella cosa, ma mi sembrano ancora lontani dal creare un disco
che possa lasciare un segno profondo. Interessanti. GB
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