Rock Impressions

Day Blindness DAY BLINDNESS - Day Blindness
Gear Fab Records

Questo è uno di quei dischi in cui mi sono imbattuto quasi per caso e che ho amato fin dal primo ascolto. Il disco in questione è uscito nel 1969 ad opera di un formidabile trio composto da Dave Mitchell (voce e batteria), Gary Pihl (voce e chitarra) e Felix Bria (voce, basso e organo), mentre il produttore è Tom Preuss. I Day Blindness provenivano da San Francisco ed erano autori di un sound molto selvaggio e pulito al tempo stesso, sulla scia di formazioni come gli Iron Butterfly, i Cream e qualcosa dei Doors, per dare qualche riferimento.

La copertina raffigura un gigantesco uovo sostenuto dal gruppo che deve essere fecondato da una pioggia fertile originata dal nome del gruppo, siamo in piena psichedelia ovviamente e il concept risponde alla perfezione con le tematiche dell’epoca. Il produttore del disco sparì subito dopo le registrazioni e sparì in sella alla sua Harley, ma anche il gruppo si sciolse poco dopo, lasciando comunque un segno nella storia del rock. Gary Pihl lo ritroveremo in seguito al fianco di Sammy Hagar e nei gloriosi Boston. Dave Mitchell passerà alla produzione e lo troveremo nientemeno che con gli ELP e molti altri. Mentre di Felix Bria si sono perse le tracce.

L’apertura di “Still Life Girl” mostra subito i suoni tipici dell’organo che tesse il tema principale, gli echi degli Iron Butterfly risuonano decisi, ma anche la psichedelia dei Doors fa capolino, il brano scorre che è un piacere e anche il solismo nervoso di Pihl non è male. “Jazz Song” gioca a mescolare il jazz all’hard rock in un matrimonio apparentemente improponibile (per l’epoca), ma che funziona alla grande. “Middle Class Lament” è una ballad weastcostiana con un solismo molto malinconico, molto nostalgica. “I Got No Money” è puro hard rock pieno di energia, anche se gli strascichi del beat si fanno sentire parecchio. Molto di più in “House and a Dog” che sembra un brano di cinque anni prima, con un riuscito giro blues e un po’ di energia in più rispetto al classico beat. “Live Deep” ricorda ancora molto i Doors ed è un brano splendido che non avrebbe sfigurato nel repertorio del gruppo di Morrison. Torna il blues più classico in “Young Girl Blues”, ma l’apoteosi viene raggiunta con i dodici minuti della visionaria piece finale “Holy Land”, un vero trip che dal vivo doveva essere irresistibile.

I Day Blindness sono una delle tante formazioni durate per il tempo di un solo Lp, inutile chiedersi cosa sarebbe se… ma se ci piace questo sound magico allora non esitiamo a cercare questa gemma di hard psichedelico. GB



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