Terzo disco in studio per i portoghesi Daymoon dopo “All Tomorrows”
(2011) e “Fabric Of Space Divine” (2013). Questa volta
però la band di Fred Lessing (voce, chitarra, basso, flauto,
tastiere, percussioni, xilofono e arpa), André Marques (batteria,
tastiere, basso), Bruno Evangelista (voce) e Adriano Pereira (clarinetto),
si avvale di un folto numero di special guest: Paulo Chagas (strumenti
ad aria), Luca Calabrese (tromba), Nuno Flores (viola, violino), Thomas
Olsson (chitarra), Rita Simões (voce), Trevor Lever (narrazione)
e Simon Harris (narrazione).
Dopo le dovute presentazioni veniamo alla carne al fuoco, anche in
questo disco ben cotta e saporita, con otto tracce di cui due suite,
“Thyme” di quindici minuti e “The River” di
venticinque.
Il disco è un concept album basato sulla triste vicissitudine
di Fred Lessing, il quale nel 2011 perde la propria moglie Ines per
un cancro al colon. Un disco che per l’artista vuole essere
anche psicologicamente terapeutico, il narrare questa dura sciagura
porta anche ad uno sfogo esterno e al non tenersi tutto dentro. “Cruz
Quebrada” è suddiviso in due fasi, una “In”,
dove accade il triste evento e le sue conseguenze, ed “Out”,
cioè l’uscita per una vita 2.0.
La breve title track è angoscia, caos, sensazione del mondo
che ti cade addosso nell’apprendere che all’ospedale lei
è morta. La fase “out” prosegue con “Fish
Dissected”, qui l’autore è perduto, confuso e si
avvicina alla pazzia. La musica è greve e malinconica, basata
soprattutto sui fiati (clarinetto, flauto) e su una ritmica cadenzata
e possente. “Where It Hurts Most” e “Shipwreck”
hanno un sentore di “The Wall”, non solo per la musica
ma anche per il canto. Bello l’intervento del violino di Nuno
Flores, energico e stridente, così quello della chitarra elettrica,
con questi brani il disco apre le ali. Molto bene i cambi di tempo.
Una sorta di Psichedelia “Barrettiana” mista a New Prog
e musica classica si accolla tutto il bagaglio musicale di “Whalebone”.
L’ascolto prosegue con il lento incedere del ritmo fra picchi
sonori e fraseggi più pacati. La gradevolissima “Thyme”
chiude la parte “out”, una mini suite con tutte le carte
in regola per tenere incollato il Prog fans allo stereo. Ma il meglio
arriva proprio nel finale, come si dice in gergo dulcis in fundo,
la fase “In” è la suite “The River”,
monumentale composizione ricca di ogni argomentazione trattata qui
e anche in alcuni anni di questo interminabile genere musicale di
nome Prog, aggiungendo un pizzico di Beatles.
“Cruz Quebrada” è un album malinconico che comunque
apre di tanto in tanto a piccoli spiragli di luce, come dire che la
vita va avanti anche in barba alle difficoltà che sembrano
spesso insormontabili. Un disco probabilmente terapeutico per Lessing,
ma di sicuro qualche giovamento lo si ha anche ascoltandolo da fruitori.
La musica è anche una terapia, personalmente l’ho sempre
sostenuto. MS
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