Rock Impressions

DEEP PURPLE WITH THE ROMANIAN PHILARMONIC ORCHESTRA AND RONNIE JAMES DIO
Filaforum di Assago – 23/10/2000

di Giancarlo Bolther

Nel ‘69 i Deep Purple stupirono tutti, sia il mondo della musica “colta” che quello della musica “popolare”, con la pubblicazione di Concert for Group and Orchestra. Oggi, per celebrare i trent’anni dell’opera, il gruppo sta riproponendo in tour quella piece con l’aggiunta di una serie di brani, che solo pochi fortunati hanno potuto ascoltare dal vivo prima d’ora.

L’occasione è irripetibile e il Filaforum risponde degnamente col tutto esaurito, infatti, l’inizio del concerto viene ritardato per consentire agli spettatori di entrare. In sala la tensione è palpabile, fans vecchi e giovani si amalgamano annullando ben quattro salti generazionali, un pubblico davvero stupendo e i “vecchi” leoni dimostrano di apprezzarlo, scherzando volentieri con l’audience.

All’inizio del concerto un compassato Jon Lord si presenta al pubblico per introdurre la serata, per spiegare, se ce ne fosse bisogno, che questo evento è la celebrazione della sua passione musicale, eppure proprio Jon, in più occasioni, si tirerà in disparte, come per contemplare, con umiltà e forse con un certo stupore, ma sicuramente con tanta soddisfazione, l’arte creata dalla sua genialità. È sorprendente vedere questo "mostro sacro" dei tasti d’avorio farsi letteralmente da parte e fare da spettatore agli altri artisti con reverente attenzione. Questo atteggiamento umile è, comunque, una costante della serata dove tutti i musicisti presenti dimostrano di ascoltare con divertita ammirazione i virtuosismi altrui. Lo stesso nipotino Steve si avvicinava più volte ad ammirare le evoluzioni virtuose di nonno Jon.

Sostanzialmente la scaletta proposta è la stessa del CD, pubblicato lo scorso anno, con la London Symphony Orchestra. Il brano di apertura è lo stesso Pictured Within eseguito magistralmente da Lord e dall’orchestra e cantato da Miller Anderson. Il pubblico esplode con un boato quando appaiono sul palco Glover, Paice e Morse, insieme con Ronnie. I primi due brani, interpretati dal folletto del metal, sono tratti dall’opera prog Butterfly Ball. A seguire vengono proposti "Fever Dreams" e "Rainbow in the Dark" e i fans ululano di soddisfazione. L’esecuzione dei due brani del repertorio “solo” di Dio è da brivido, sia per la sempre ottima performance vocale di Ronnie, sia per l’impatto devastante che i Purple sanno conferire. Ma ora tocca a Gillan, che si dimostra piacevolmente sorpreso per l’accoglienza calorosa del pubblico. L’ugola indimenticabile di Ian, uno dei più grandi interpreti che il rock abbia avuto, non mette malinconia per un tempo che non può più tornare, non è l’ombra di un illustre passato, ma è sempre emozionante, come se non fosse invecchiata di un anno.

Non tutti i brani sono eseguiti con l’orchestra, ma quelli che ne beneficiano hanno una resa eccezionale. Il tappeto sonoro creato dai musicisti rumeni si integra alla perfezione e con una naturalezza tale che le canzoni sembrano nate per essere suonate così. In particolare risulta magistrale la resa dei tre movimenti di “Concert”, gli stacchi sono così potenti che fanno sobbalzare gli spettatori. L’ovazione finale è un dettaglio.

Morse è un chitarrista straordinario e fa di tutto per dimostrarlo, ma questo è l’unico neo della serata. Non c’è bisogno di strafare per esprimere il proprio talento, infatti, gli altri come Paice, Glover e Lord puntano tutto sul feeling e poco o niente sulla tecnica (anche se Ian esegue una rullata pressata con una mano sola, bastardo!!!), Morse invece punta troppo sui virtuosismi, ma bisogna saper tirare fuori il gusto quando serve. Blackmore forse non era così tecnico come Steve, ma lo batteva sicuramente sul piano emozionale. Comunque ribadisco che Morse è un chitarrista fantastico, più che degno di suonare coi Deep.

Fra le song che hanno goduto di una resa da paura voglio ricordare "Perfect Stranger", il cui riff sostenuto dall’orchestra era veramente entusiasmante. Non da meno la celebre "Smoke on the Water", con un pubblico in autentico delirio. Poi, dopo un paio di bis, le devastanti "Black Night" e "Highway Star", la serata si chiude. Un concerto, ooops, un evento inciso indelebilmente nella memoria di tutti i presenti. Com'è duro tornare coi piedi per terra. GB

Live Reportages: 2008


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