Rock Impressions

Demetra Sine Die - A Quiet Land of Fear DEMETRA SINE DIE - A Quiet Land of Fear
Bloodrock
Distribuzione italiana: Black Widow
Genere: Dark Rock
Support: CD - 2012


Il gruppo nasce nel 2003 su iniziativa del cantante e chitarrista Marco Paddeu e del batterista Marcello Fattore, poi col tempo si sono aggiunti Adriano Magliocco al basso e Matteo Orlandi al sintetizzatore. Nel 2008 è stato rilasciato il loro debutto Council From Kaos e alla fine dello scorso anno ecco questo secondo album. L’intento della band è di dar vita ad un progetto dark piuttosto originale, una sorta di incrocio modernista fra Black Sabbath e Pink Floyd, senza disdegnare Tool, Ulver e Neurosis, ma in certi momenti mi è sembrato di sentire qualcosa anche dei Christian Death, lo chiamano Cosmic Doom.

“Red Sky of Sorrow” apre in modo evanescente, un brano straniante e atmosferico, davvero molto space rock, dove domina quasi esclusivamente il synth, bisogna arrivare a metà perché entrino anche gli altri strumenti, il tappeto è ossessivo e drammatico, mentre il cantato è cantilenante e ci cala in un clima torbido, a tratti terrificante, davvero molto oscuro e gotico. “Black Swan” inizia con un basso dinamico, poi entra un giro di batteria tendente al prog, poi la chitarra liquida porta tutto su una dimensione onirica di buona efficacia, la band con queste prime composizioni denota subito una forte originalità, le band citate in apertura non sono imitate, ma solo prese come esempio per dare alcuni punti di riferimento. La title track parte con un tiro cattivo e disturbante, più metallica dei due pezzi che la precedono, ci porta in un abisso dark davvero poco rassicurante, ancora più oscura e spettrale, verso il finale c’è spazio anche per un accenno orientaleggiante intrigante. “0 Kilometers to Nothing” sembra un viaggio cerebrale nelle nostre angosce più remote, ancora una volta a sorprenderci è l’efficacia delle partiture di questi musicisti, che mescolano parti oniriche a ritmi incalzanti, con dei contrasti densi di fascino oscuro, maestosa poi la parte più sabbathiana. Mentre tutti questi brani superavano abbondantemente i sei minuti, “Ancestral Silence” è poco sopra i due e sembra un esperimento sonoro, molto space, ma riuscito. La tribale “Silent Sun” a questo punto, pur non facendo calare la tensione del disco, appare meno intrigante dei pezzi precedenti. “Distances” è ancora un bel pezzo, nervoso, dove la tenebra penetra l’ascoltatore con una determinazione incontrastabile. Altro brano di collegamento è “Inanis”, con libero sfogo del synth, per arrivare alla conclusiva “That Day I Will Disappear Into the Sun” che attacca subito con un riff di chitarra micidiale, poi il brano nel suo svolgimento si assesta sulle coordinate dei pezzi precedenti, pur mantenendosi più chitarristico, un bel finale.

I Demetra Sine Die sono una nuova promessa del dark rock, lo dimostrano con questo disco notevole, un album maturo che lascia ben sperare per il futuro. Il loro sound ha molta personalità, forse deve maturare ancora un po’, ma il risultato è già ben sopra la media. GB

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