L’instancabile
Inside Out sembra aver messo le mani su un’altra formazione
potenzialmente molto valida, questi francesi Demians sono al debutto
discografico, ma nienetemeno che il signor Steven Wilson (leader dei
Porcupine Tree) è rimasto molto colpito dall’ascolto
dell’album e ha speso delle parole che definire incoraggianti
è poco: “One of the most assured and accomplished debut
albums I’ve ever heard, the textures and dynamics within the
music are breathtaking. A must for everyone that appreciates the art
of epic and ambitious 21st century rock music”. Del resto la
musica di questi nuovi arrivati si è sicuramente ispirata a
quella dei PT e dei Pink Floyd, anche se il sound è al passo
coi tempi e spesso è anche molto duro.
Le sorti del gruppo sono guidate Nicolas Chapel (voce e chitarra)
che ha composto tutte le musiche e i testi. Il primo brano “The
Perfect Symmetry” (chissà perché mi ricorda i
Fates Warning) apre con un giro di chitarra mellifluo e sussurrato,
molto onirico, un modo molto coraggioso di aprire un album, poi man
mano l’intensità del pezzo cresce e diventa sempre più
ruvido e caustico, una forma di metal spirituale vicino a formazioni
come i POS di Be. Verso metà pezzo le progressioni assumono
un aspetto metallico e molto drammatico, anche piuttosto oscuro. Davvero
un brano che colpisce per la sua intensità. “Shine”
parte con un arpeggio acustico insolito, incantevole nella sua serena
malinconia, un’altra conferma della personalità di questi
artisti. Poi anche questo brano svolta verso un metal complesso e
impegnativo. “Sapphire” ha un inizio spettrale, con atmosfere
sospese, poi il tutto assume dei connotati post rock e post grunge,
con ritmiche complesse e articolate, la modernità che si sposa
con un prog moderno e coinvolgente. “Naive” è più
diretta e concisa dei brani precedenti, arriva prima al sodo col suo
metal venato di partiture acustiche e aperture melodiche, costruite
su ritmiche intense e complesse, ancora un’altra bella prova
di carattere. Di grande interesse è anche l’intimista
“Unspoken”, dopo di che le idee iniziano un po’
a ripetersi, buona anche “Temple”, ma “Empire”
mi è sembrata un tantino soporifera. La chiusura del cd è
affidata alla lunga e complessa “Sand” che riporta il
disco ai fasti iniziali e chiude in modo molto brillante questo piccolo
gioiello.
I Demians sono una band da tenere sott’occhio, perché
con questo debutto hanno già dimostrato di poter competere
coi grandi del genere e se sono stati così bravi con il primo
disco, chissà quando saranno più esperti e maturi. Segnatevi
questo nome! GB
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