Compito della musica è in principale modo quello di comunicare
differenti emozioni e stati d’animo, ad essa si associano anche
ricordi, siano questi felici che nostalgici. La nostalgia generalmente
è relegata al tempo, a quello che abbiamo vissuto di più
bello nei nostri anni passati. Un genere, una passione. Bene si espongono
su questo concetto i triestini Disequazione, amanti della musica Prog
degli anni ’70 e fervidi esecutori della stessa anche nei giorni
d’oggi. Un come back il loro che profuma di vintage DOC, ma
soprattutto che spruzza passione da ogni nota.
“Progressiva Desolazione Urbana” è una sorta di
cerchio che si chiude se si pensa che la band si forma negli anni
’80 grazie all’incontro tra Giorgio Radi (basso) e Vinicio
Marcelli (chitarra), per poi vivere gli anni ’90 con concerti
assieme ad Aldo Tagliapietra (ex Orme), sospendere successivamente
il progetto per dedicarsi alla vita musicale di turnisti, e quindi
ritornare oggi con la formazione iniziale a suonare il beneamato Prog.
Disequazione 2.0? Probabilmente si ma anche no, perché la band
nel disco mantiene le atmosfere del passato e persino le timbriche
degli strumenti. La formazione è quindi completata da Dario
Degrassi (tastiere), Fiodor Cicogna (batteria) e Luca Sparagna (voce).
“Progressiva Desolazione Urbana” è composto da
cinque canzoni fra le quali spicca la suite finale dal titolo omonimo.
Il disco si apre con un brano che si sostiene sulla formula canzone
dal titolo “Inutile”, perché il Prog dei Disequazione
è comunque gradevolmente melodico. Tuttavia la band si diverte
di tanto in tanto a mostrare i muscoli, nella musica sinonimo di tecnica
strumentale, come ad esempio nell’assolo di chitarra finale,
oppure nelle tastiere e nel basso in “Il Vaso Di Pandora”,
brano che fa la gioia sicura di tutti i fans del genere. Nuovamente
formula canzone in “E’ Giorno Ormai”, qui un delizioso
mix fra le Orme, PFM, ed i mai troppo ricordati Reale Accademia Di
Musica. C’è di che godere.
“Nel Giardino Del Piccolo Gik” prosegue il percorso con
un suono pieno, a tutto tondo, grazie al lavoro delle tastiere di
Degrassi. Piccola vetrina anche per la sezione ritmica. Ma è
la suite finale il piatto forte dell’album, esempio di cosa
è il Progressive Italiano, si perché la nostra mediterraneità
dona questo calore emotivo come soltanto noi sappiamo riprodurre in
musica, e a testimonianza che il genere è si di nicchia, ma
immortale. Sono questi i dischi che fanno da muraglione fra chi ama
il Prog e chi non lo digerisce perché “strano”,
fuorviante, logorroico ed instabile, ma chi ne è al dentro
con consapevolezza gode come pochi al mondo.
“Progressiva Desolazione Urbana” è un album da
assaporare in comodità, come si faceva una volta con gli lp
di classici. Questa è musica per la mente, ed ecco che i ricordi
a cui mi riferivo in precedenza riaffiorano, come i colori ed i profumi
degli anni ’70, sembra questa una frase scontata, trita e ritrita,
ma chi ha almeno cinquanta anni sa bene di cosa sto parlando e se
lo ha capito deve assolutamente procurarsi questo piccolo gioiellino
Prog. Voi giovani?… Non siete curiosi? MS
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