Ecco
il secondo album dei nipponici Djamra, una formazione insolita e sperimentale
che maltratta il jazz con inserti metal, sfuriate ritmiche e sonorità
che spesso sfiorano il limite del rumore, ma il tutto è sorretto
da una tecnica invidiabile, mostruosa, qualcosa che solo i musicisti
del Sol Levante riescono a partorire.
La formazione ha assunto un aspetto più stabile e in questo
nuovo album troviamo un quintetto dove su tutto spicca il sax indiavolato
di Shinji Kitamura, ma è assolutamente folle anche la sezione
ritmica che sciorina tempi e controtempi spaventosi, del resto il
leader del gruppo sembra essere proprio il talentuoso bassista Masaharu
Nakakita.
Non è certo jazz morbido e rilassante quello che ascoltiamo,
piuttosto si tratta di musica nervosa e vivace, talvolta ironica,
ma spesso tremendamente seria, ascoltate le chitarre distorte di “The
Cave” che si innestano su un ritmo tribale, poi entrano dei
tempi dispari con duetto di batteria e tastiere, mentre il basso segue
delle linee tutte sue, poi rientra un sax incavolato che stravolge
tutto, se poi aggiungiamo che in questo brano troviamo anche una tromba,
vi lascio immaginare il risultato. Questo in parole povere è
il mondo multicolore dei Djamra, dove le atmosfere roventi sono croce
e delizia dell’ascoltatore.
Come anche il lavoro precedente anche questo non è facile da
accostare, ma il gruppo è cresciuto e offre una performance
spettacolare. Un piatto molto, ma molto piccante, a voi la scelta
se gustare i “soliti” sapori o se avventurarvi in queste
follie musicali. GB
Altre recensioni: Live
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