Ricordo quando nell'anno 2000 recensii l'esordio "Unleashed"
degli svedesi Dogface, creatura di Mats Leven (vc - Malmsteen, Lion's
Share, Swedish Erotica, Treat, The Poodles, Candlemass, etc) e Martin
Kronlund (ch - Love Under Cover, Gypsy Rose, Overland, White Wolf,
etc) che rilasciò undici brani tosti tosti, facendo uscire
due anni dopo "In Control", un buon seguito anche se non
all'altezza del predecessore.
Undici anni dopo il duo si ritrova e fa uscire "BOTS", sempre
all'insegna di un solido e tradizionale hard rock europeo, ben suonato
ed orchestrato, con i potenti soffi dell'Hammond suonato da Dan Helgesson
che riempiono ed irrobustiscono le canzoni sulle quali Leven si muove
da consumato performer e mostra un'ugola sempre graffiante ed espressiva.
Purtroppo alle composizioni manca quel guizzo che avevano reso accattivanti
i brani di "Unleashed", sono sempre sul punto di poter prendere
il largo, ma, per un qualche motivo, restano ancorate a porti sicuri,
accontentandosi di far brillare i talenti esecutivi di Leven, Kronlund,
Helgesson, Mikael Carlsson (bs - Love Under Cover) e Perra Johansson
(bt - Coldspell, Love Under Cover).
Belle la cover di "Crazy Horses", classico dei The Osmonds,
e la conclusiva "Freaking Out", resoconto di un viaggio
con l'LSD e musicalmente a metà strada fra "Strawberry
Fields Forever" dei Beatles e il tipico Hard Rock Europe, brano
fuori dagli schemi abituali dei Dogface, ma anche quella che maggiormente
mi è piaciuta in questo disco.
Avevo grandi aspettative dai Dogface, aspettative solo parzialmente
soddisfatte, forse i ragazzi non si sono sforzati sufficientemente
in sede compositiva o qualcosa non ha funzionato come desiderato.
Fatto sta che "BOTS" non è un cattivo disco, ma neppure
un ascolto essenziale. ABe
Sito Wen
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