Rock Impressions

Dol Ammad - Ocean Dynamics DOL AMMAD - Ocean Dynamics
Electronic Art Metal Records
Distribuzione italiana: ?
Genere: Prog Synphonic Metal
Support: CD - 2006

Tornano i greci Dol Ammad con il sequel dell’interessante debutto Star Tales uscito su Black Lotus, che purtroppo ha cessato l’attività, infatti il nuovo album esce su una nuova label, la neo nata Electronic Art Metal. Ocean Dynamics non beneficia più della produzione di Sasha Paeth e Olaf Reitmeier, che è stata eseguita da Thanasis Lightbridge, il tastierista e leader del gruppo, ma il risultato non dimostra meno professionale e il disco suona convincente. In formazione ritroviamo il batterista Alex Holzwarth (Rhapsody, Sieges Even) e al basso Nick Terry, mentre il coro classico è passato da dodici a quattoridici elementi (sette voci maschili e sette femminili) e alla chitarra c’è un certo Dim, come guest vocalist presenzia in una traccia il talentuoso DC Cooper (Silent Force, ex Royal Hunt).

Poche note per introdurre Ocean Dynamics, che esplora le profondità marine dopo aver viaggiato nello spazio col primo album. Thanasis col progetto Dol Ammad vuole fondere la musica classica (pensate ai Carmina Burana musicati da Carl Orff) con il power metal (stile Rhapsody) e con la musica elettronica di formazioni come gli Aphrodite’s Child (di Vangelis e Roussos). Quanto esce è sicuramente innovativo e interessante. Inoltre questo nuovo capitolo appare più maturo e completo del predecessore, evidentemente l’esperienza accumulata ha portato frutto.

“Thalassa Dominion” è una specie di suite in quattro atti, il primo è un brano atmosferico che ci proietta in un mondo onirico quasi new age, poi col secondo brano subentra la doppia cassa e il metallo pesante, il coro dona al tutto un aura solenne ed epica di buon effetto. La terza parte è una via di mezzo fra le prime due e risulta più gradevole di entrambe. Bella anche la quarta parte. Con “Solarwinds” si torna alla doppia cassa, il connubio coro classico-power metal non è proprio fluente nel senso che le situazioni diventano un po’ ripetitive, ma l’impatto è molto forte, simpatica l’idea di inserire il canto dei delfini. Molto belle le soluzioni elettroniche abbinate al metal in “Lava”, sicuramente uno degli episodi che mi hanno convinto di più. In “Aquatic Majesty” troviamo il contributo di Cooper e in un certo senso si sente che negli altri brani manca una voce leader che duetta col coro, grande brano, speriamo che in futuro il gruppo proponga altri episodi come questo, verso il finale mi sono venuti in mente anche i Manowar. “Liquid Desert” non aggiunge molto a quanto già ascoltato. Chiude un altro episodio che ha il sapore della new age, “Heart of the Sea”, e che da un tocco malinconico al disco.

I Dol Ammad sono un gruppo da tenere d’occhio, perché stanno crescendo e il loro metal contiene molte soluzioni interessanti. GB


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