Tornano
i greci Dol Ammad con il sequel dell’interessante debutto Star
Tales uscito su Black Lotus, che purtroppo ha cessato l’attività,
infatti il nuovo album esce su una nuova label, la neo nata Electronic
Art Metal. Ocean Dynamics non beneficia più della produzione
di Sasha Paeth e Olaf Reitmeier, che è stata eseguita da Thanasis
Lightbridge, il tastierista e leader del gruppo, ma il risultato non
dimostra meno professionale e il disco suona convincente. In formazione
ritroviamo il batterista Alex Holzwarth (Rhapsody, Sieges Even) e
al basso Nick Terry, mentre il coro classico è passato da dodici
a quattoridici elementi (sette voci maschili e sette femminili) e
alla chitarra c’è un certo Dim, come guest vocalist presenzia
in una traccia il talentuoso DC Cooper (Silent Force, ex Royal Hunt).
Poche note per introdurre Ocean Dynamics, che esplora le profondità
marine dopo aver viaggiato nello spazio col primo album. Thanasis
col progetto Dol Ammad vuole fondere la musica classica (pensate ai
Carmina Burana musicati da Carl Orff) con il power metal (stile Rhapsody)
e con la musica elettronica di formazioni come gli Aphrodite’s
Child (di Vangelis e Roussos). Quanto esce è sicuramente innovativo
e interessante. Inoltre questo nuovo capitolo appare più maturo
e completo del predecessore, evidentemente l’esperienza accumulata
ha portato frutto.
“Thalassa Dominion” è una specie di suite in quattro
atti, il primo è un brano atmosferico che ci proietta in un
mondo onirico quasi new age, poi col secondo brano subentra la doppia
cassa e il metallo pesante, il coro dona al tutto un aura solenne
ed epica di buon effetto. La terza parte è una via di mezzo
fra le prime due e risulta più gradevole di entrambe. Bella
anche la quarta parte. Con “Solarwinds” si torna alla
doppia cassa, il connubio coro classico-power metal non è proprio
fluente nel senso che le situazioni diventano un po’ ripetitive,
ma l’impatto è molto forte, simpatica l’idea di
inserire il canto dei delfini. Molto belle le soluzioni elettroniche
abbinate al metal in “Lava”, sicuramente uno degli episodi
che mi hanno convinto di più. In “Aquatic Majesty”
troviamo il contributo di Cooper e in un certo senso si sente che
negli altri brani manca una voce leader che duetta col coro, grande
brano, speriamo che in futuro il gruppo proponga altri episodi come
questo, verso il finale mi sono venuti in mente anche i Manowar. “Liquid
Desert” non aggiunge molto a quanto già ascoltato. Chiude
un altro episodio che ha il sapore della new age, “Heart of
the Sea”, e che da un tocco malinconico al disco.
I Dol Ammad sono un gruppo da tenere d’occhio, perché
stanno crescendo e il loro metal contiene molte soluzioni interessanti.
GB
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