Rock Impressions

Dol Theeta - The Universe Expands DOL THEETA - The Universe Espands
Electronic Art Metal Records
Distribuzione italiana: ?
Genere: Prog Synphonic Metal
Support: CD - 2008

… questa mi mancava, l’Elettronic Art Metal! Certamente che conosco Arjen Lucassen ed i suoi Ayreon, ma qui siamo oltre. I Dol Theeta sono un trio greco, composto da Thanasis Lightbridge (sintetizzatori e batteria), Kortessa Tsifodimov (Voce soprano) e da Dimitris Makrantonakis (chitarra). Come si intuisce dal titolo, si narra di paesaggi e storie spaziali, indubbia quindi l’importanza dei sintetizzatori per creare le atmosfere giuste. L’elettronica si incontra con L’Heavy Metal come nel crescendo del brano “Silver Air” ed incuriosisce la nostra mente.

Un gruppo che si addentrava in simili sperimentazioni, negli anni ’90, era gli Omnia Opera, ma qui siamo al cospetto di una produzione più pulita e ad un sound più curato negli arrangiamenti. Davvero bella la voce di Kortessa, che dona al lavoro un alchimia perfetta, o meglio che la completa, perché sentire Elettronica, Metal e voce soprano, credetemi, non è cosa da tutti i giorni.

Orientaleggiante e sensuale è “Night time”, sinuosa e donna, comunque sia autoritaria nel suo crescendo. Fra i loops del disco si nascondono anche altre influenze, arie gotiche e qualche richiamo agli onnipresenti Pink Floyd. Gioca con effetti stereofonici “Mud”, ma le chitarre non hanno pietà di noi, elargiscono un riff violento e nervoso, mentre sopra a tutto questo canta con enfasi la nostra soprano. “In The Forest I Found” ha qualcosa di Mike Holfield e resta un brano più canonico, pur giocando sempre sull’elettronica. Le melodie sono importanti, tanto quanto la loro voglia di stupire. I brani sono collegati fra di loro, per risultare infine una odissea sonora. Si staccano con “Afterlife Crescendo”, un momento più Psichedelico – Progressivo, ritmato e martellante, comunque aperto a cambi di tempo e di umore. Lodevole la volontà di spezzare i suoni con la varietà delle idee, come ad esempio nelle chitarre più jazz di “Every Goodbye”. Confesso comunque che gli effetti elettronici sono a volte troppo invadenti e rischiano di annoiare un poco. Ancora Holfield nell’inizio di “Goddess”, in definitiva si va avanti così fino alla fine. Proprio il brano conclusivo “The Universe Expands” è uno dei frangenti più alti del disco. Molte idee in questo onesto lavoro, un prodotto inusuale, ma non per questo deprecabile. A volte si ha la sensazione di ascoltare i Nightwish misti agli Ayreon, eppure dopo alcuni ascolti, tutto prende più personalità.

Con il tempo ed il fatto che ci si fa l’orecchio, “The Universe Expands” dimostra carattere e convince appieno. Peccato solo per qualche ripetizione di troppo, forse un concept così, andava fatto più snello e coinciso, comunque sia è interessante e merita tutta la nostra attenzione. MS


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