Rock Impressions

Downes Braide Association - Suburban Ghosts DOWNES BRAIDE ASSOCIATION
Cherry Red Records
Distribuzione italiana: -
Genere: Pop / New Prog
Support: CD - 2015


Geoff Downes è un personaggio noto, il suo successo coi Buggles è stato folgorante, visto con sospetto dai fans storici degli Yes per il suo lato pop e per certi versi, poco progressivo, però non gli si può negare una grande classe e un gusto raffinato, ne è un chiaro esempio la collaborazione con Wetton. Chris Braide è un cantante, compositore e produttore di successo, anche se ha lavorato con stelle del pop come Britney Spears, Beyoncé, David Guetta, Christina Aguilera e molti altri. Nel 2012 i due realizzano un primo album insieme dal titolo Picture of You, la cosa ha funzionato al punto che ecco arrivare il seguito.

Sostanzialmente sono due tastieristi, quindi la musica che si ascolta in questo disco è principalmente elettronica pop, condita da melodie ariose e accattivanti, però non si tratta di un disco banale e certamente potrà piacere ai fans degli Asia. A tratti si respira anche aria new prog, gli arrangiamenti sono molto curati, con brani mediamente lunghi e quindi non radiofonici. Bella la malinconica “Machinery of Fate” che apre il disco. La title track è divisa in tre parti, ancora una volta si viene catturati dalla bellezza delle melodie composte dal duo, niente che faccia gridare al miracolo, ma sono delle canzoni gradevoli. Bello l’assolo di chitarra, anche se non è indicato chi la suona. “Vanity” è una ballata pianistica dal testo molto toccante, una riflessione politica e amara sui tempi attuali. Appare chiaro quindi che i due hanno voluto esprimere dei valori forti in un contesto musicale “leggero”, anche la seguente “Number One” contiene dei versi su cui riflettere. “North Sea” nel ritornello sembra fare un po’ il verso ai Police, anche se il contesto musicale è diverso. Seguono alcuni brani meno significativi, fino alla piacevole “Dreaming of England”, che vede il contributo del bassista Lee Pomeroy e del chitarrista Dave Gregory.

La prima parte del disco funziona molto bene, belle musiche e soprattutto bei testi. La seconda è decisamente sotto tono e sembra di sentire più mestiere che ispirazione. Questa collaborazione funziona abbastanza bene, però mi piacerebbe che i due osassero di più. GB

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