Rock Impressions

Dreamquest - Lost Horizons DREAMQUEST - Lost Horizons
Magic Circle Music
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Synphonic Metal
Support: CD - 2006

Luca Turilli non pago di quanto sta realizzando coi Rhapsody esce con due progetti contemporanei, uno solista e questo side project. Coi Dreamquest Luca si distacca dal power metal epico per affrontare il synphonic metal dalle tinte gotiche sulla scia di gruppi come gli After Forever, Epica, Leave’s Eyes o Edenbridge, con qualcosa che ricorda anche Lana Lane. Tutti gruppi al femminile infatti alla voce c’è una cantante con formazione classica. Un progetto al debutto che, almeno nelle intenzioni del nostro, non dovrebbe fermarsi a questo episodio, pur restando primario l’impegno col gruppo che l’ha reso celebre.

Luca non è solo un valido chitarrista, infatti ha studiato anche il pianoforte e in questo disco si cimenta molto alle tastiere e il suono sinfonico ne è l’espressione più evidente. In un certo senso non siamo poi così lontani da quanto fatto coi Rhapsody, perché sempre di metal molto visionario si tratta, si respirano le atmosfere epiche fantasy, ma si aggiunge un tocco di mistero in più, l’approccio gothic rende intrigante il tutto. La produzione dell’amico Sascha Paeth rende il lavoro molto piacevole e per certi versi “commerciale”, nel senso che il disco si presta a piacere al primo ascolto.

Le undici traccie sono molto varie e denotano un certo sforzo copositivo, piuttosto il materiale ricorda quanto già fatto dai gruppi citati in apertura, per cui non suona proprio nuovo, sembra quasi che Turilli si voluto salire su un carro già in corsa, ma lo ha fatto con la classe che ha contraddistinto il nostro fino ad oggi. Brani come “Virus” o “Dreamquest” non faticheranno a conquistare nuovi ammiratori. Altri suonano più scontati come “Frozen Star”, ma nel complesso l’album funziona. Grandi melodie e un buon senso teatrale e drammatico, due ingredienti che rendono questo disco molto intrigante.

Turilli è un artista eclettico e questo disco ce lo dimostra, forse alcune scelte sono un po’ troppo orecchiabili, ma col tempo ci sarà lo spazio per suoni un po’ più sperimentali e arditi, intanto godiamoci questo dischetto molto piacevole. GB

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