Rock Impressions

Driver - Sons of Thunder DRIVER - Sons of Thunder
Metal Heaven
Distribuzione italiana: Frontiers
Genere: Heavy Metal
Support: CD - 2008

Signore e signori ecco a voi l’ultimo (ma non ultimo!) supergruppo nato dal desiderio di fare del possente heavy rock come si faceva ai bei tempi andati! No le cose non sono come sembrano, infatti i Driver sono una band nata alla fine degli anni ’80 per dare continuità al progetto MARS (MacAlpine, Aldrige, Rock e Sarzo), che aveva realizzato l’interessante Project: Driver, anche se in il gruppo poi non riuscì a dare alle stampe un album. In formazione oggi come allora ritroviamo Rob Rock alla voce, il patinato produttore e chitarrista Roy Z e il batterista Reynold Carlson, mentre le new entry sono Ed Roth alle tastiere e Aaron Samson al basso. Buona parte dei brani presentati in questo titolo sono stati ripescati dai vecchi demo e hanno subito un trattamento di ringiovanimento ed ecco questo platter di puro heavy rock melodico.

In effetti anche senza leggere niente del gruppo si sente subito il sound tipico di fine anni ottanta, quello che aveva anche il Madman ai tempi di The Ultimate Sin per intenderci, ma che avevano anche molti altri gruppi dell’epoca. I Driver ripropongono con orgoglio quei suoni che qualcuno non ha mai dimenticato, anche se sinceramente a me sembra un’operazione puramente nostalgica. Dopo un intro abbastanza originale parte “I’m A Warrior” che mette in mostra le intenzioni bellicose dei Driver e sono scintille di metallo melodico incandescenti, un manifesto di un epoca che in verità oggi sembra tanto lontana (musicalmente parlando). “Fly Away” ha delle melodie molto belle e interessanti, molto meno scontate del brano precedente, anche se è meno anthemica. “Hearts on Fire” è una prova di forza col suo riffing stoppato, mentre Rob canta in modo divino, che ugola. Sulla stessa linea d’onda è la title track che sembra quasi uscire dal repertorio dei Manowar. Ma la vera perla del disco è la ballad energica “Never Give Up”, davvero toccante e ancora molto attuale. Il lento è “Change of Hearts” di molto inferiore alla precedente e anche molto prevedibile, ai limiti del banale, che si salva solo per la presenza di Rock alla voce. “Dark World” presenta ancora delle linee melodiche interessanti e non scontate, questa capacità del gruppo di fare cose buone e subito dopo mediocri sconcerta un po’, ma non più di tanto. Come volevasi dimostrare “Winds of March” non è certo memorabile. “Only Love Can Save Me Now” è un’altra ballata elettrica strappalacrime, che funziona, anche se è più datata delle altre. Altro filler è “Tears That I Cry”, che precede la conclusiva “I Believe in Love”, che come suggerisce il titolo è un’altra canzone romantica di cui non si sentiva il bisogno.

Questo Sons Of Thunder è un discaccio che piacerà a tutti i nostalgici del sound di fine anni ottanta, ci sono alcuni brani notevoli (pochi) e una line up ottima, la produzione è molto curata e anche il sound è aggiornato coi tempi, ma resta comunque un prodotto di nicchia. GB


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