Ecco
il secondo disco dei Metal Gods finlandesi Dycrest. Questo doveva
essere una conferma dopo il buon debutto “The Way Of Pain”
ed in parte lo è.
Sin dall’iniziale “Fight Fear Whit Fire” si denota
un grande senso per il songwriting. Il ritmo è cadenzato, la
voce è molto bella e certe tonalità mi ricordano i The
Rasmus. Buono l’uso dei cori da far sembrare il brano qualcosa
dei Blind Guardian.
Le canzoni sono fresche e piene di fantasia. Un Metal ricco di cambi
di tempo e di armonie, orecchiabile ma sempre maschio.
“Rush Of Life” è un ottimo esempio del pensiero
Dyecrest e dimostra di non essere capace di annoiare. Questo tipo
di Heavy Metal ha il merito di unire grandi masse e portare nuovi
proseliti grazie alla sua freschezza e semplicità. Buon esempio
di ritmica nella successiva “Hollow”, tutto è trascinante
e contagioso. Ovviamente il brano si articola con cambi umorali, proprio
come ci hanno abituato. Una chitarra all’Iron Maiden introduce
“Man Who Was Me”, una canzone più cadenzata e vicina
ad un certo tipo di Prog Metal.
Apro una parentesi, finalmente un disco metallaro dove si sente bene
il suono del basso! Il suono si addolcisce con “Dream Of Crow”
e l’inizio è di quelli da brivido, un arpeggio di chitarra
e voce in un crescendo sonoro importante. Davvero una semiballata
riuscita e dalle numerose sorprese. Torniamo a correre psicologicamente
con la successiva “Failed One”, quattro minuti fuorvianti
fra rabbia e dolcezza, forse uno dei brani che meglio rappresentano
l’angosciosa copertina. I Dyecrest a volte richiamano anche
gli Shadow Gallery, ma solo per certi brevi momenti, per il resto
va rimarcata una loro forte personalità.
Agli amanti dei suoni dico che il disco è prodotto ottimamente,
ma non vorrei dilungarmi troppo sulle canzoni, un buon disco va scoperto
lentamente, come si fa con le carte da Pocker. Il nord Europa colpisce
nuovamente il bersaglio a dimostrazione di un’immensa cultura
in ambito Heavy Metal, noi quando ci svegliamo? MS
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