Lucio Calegari è il chitarrista dei Wicked Minds e questo è
il suo primo disco solista, questo musicista è partito dal
metal e pian piano è arrivato alla musica degli anni ’70,
un percorso che potremmo definire “inverso”, ma che sempre
più musicisti stanno facendo e si scopre sempre più
spesso che un certo modo di fare musica non vuole tramontare, un modo
maledettamente sincero e viscerale, che a distanza di tanti anni mantiene
intatto il suo fascino un po’ selvaggio.
Questo disco di Calegari è un inno agli anni ’70, anzi
è talmente credibile che sembra di ascoltare un vecchio disco
dimenticato, invece si tratta di una produzione nuova di zecca. Già
il primo titolo è tutto un programma: “In the Hush of
Daze”, riffs di chitarra secchi, ritmi incalzanti e tanta distorsione,
che botta! Non meno incisiva è la seguente title track, Lucio
ci sa fare ed è perfettamente a suo agio, anche nell’intermezzo
onirico e jammato. Intanto Paolo Negri, che ha notevolmente contribuito
alla riuscita di questo cd, ci delizia con le svisate irresistibili
del suo hammond. “Your Love Been So Good to Me” è
la prima di tre cover, cantata in modo magistrale da Sophya Baccini
(leggete la recensione del suo disco solista), la seconda è
“Teaser” dell’indimenticabile Tommy Bolin, pura
devozione.
“Eleventh Angel” è uno strumentale, terreno più
complesso e pericoloso, ma che il nostro risolve con una disinvoltura
ammirevole, c’è anche un bridge fra blues e fusion dai
risvolti imprevisti. “Boyond the Rising Sun” sembra un
lento alla Black Sabbath di “Solitude”, non molto tecnico,
ma con molto pathos, che poi si trasforma a sua volta in un torrido
hard rock. Il wah wah trascina nell’ondeggiante “Calibro
9”. Bellissimo ed evocativo il giro portante di “Crossing
the Time”, sicuramente uno dei momenti più toccanti del
cd. “Redwitch” ci introduce in un mondo oscuro e misterioso
dal fascino spettrale con un finale in gran crescendo. Molto visionaria
l’ultima strumentale “Apollo’s Dream”, con
un bel solo di hammon nel bridge. La terza cover è una vera
sorpresa (visto l’ambito), si tratta di “Creeping Death”
dei Metallica, che chiude il cd, diversa da quello che ci si può
aspettare, in fondo è un vero e proprio colpo di coda che conferma
le qualità di questo musicista.
Sicuramente ci sono molte altre cose che avrei potuto dire, ma mi
sono lasciato trasportare dall’emozione, perché questo
cd mi è piaciuto, pure troppo. GB
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