Gli anni ’70 hanno davvero segnato in maniera forte tutto il
circuito musicale Rock. Le atmosfere, le melodie che si ascoltano
nel Progressive Rock di molte band, soprattutto di origine inglese,
incantano ancora oggi. A seguire, il genere ha sempre mantenuto nell’ossatura
questo spirito compositivo, spesso e volentieri fanno capolino in
nuove e differenti band, anche dei nostri giorni.
Con i tedeschi Eyesberg e con “Blue” parliamo di debutto
ed anche di quel Prog incantevole che comunque si adegua alla tecnologia
ed ai tempi nostri.
Eyesberg è un trio formato da Georg Alfter (chitarra e basso),
Norbert Podien (tastiere, cori e drum programming) e Malcom Shuttleworth
(voce) che si coadiuva della presenza alla batteria di un noto artista
dell’ambito, Ulf Jacobs dei connazionali Argos.
“Blue” non è composto da suite, come spesso il
genere consiglia, ma si concentra sulle melodie senza troppe divagazioni,
come si dice, bada al sodo. Dodici brani ed un artwork cartonato che
all’interno contiene il classico libretto con i testi e le immagini,
ben confezionato ed esaustivo al riguardo. Il cantato è in
inglese, lingua annosamente adeguata e musicale per questo stile sonoro.
La magia della musica scaturisce in tutta la sua magniloquenza con
l’impatto iniziale di “Child Play” e le tastiere
sono già in cattedra, ricordando un New Prog anni ’80
caro a tutti i fans Marillioniani. Il titolo successivo è caro
a molti amanti del genere, soprattutto a quelli dei King Crimson,
“Epitaph” tuttavia non ha a che vedere con l’originale,
qui si apre con un gradevolissimo flauto e comunque ugualmente il
mellotron riporta la mente agli anni ’70. La chitarra nei suoi
assolo è sempre ordinata, mai fuori le righe, anche lei senza
strafare e punta tutto al cuore. La voce di Malcolm a volte richiama
Gabriel, altre Collins, comunque ottima interprete e narratrice di
queste storie musicali. Ciò che tengo a sottolineare è
la magniloquenza del suono che è prerogativa del Prog. Più
canzone “Closed Until The Resurrection”, dove le chitarre
ben si espongono tracciando voli mentali nell’ascoltatore. Il
lato più romantico della band esce nel flauto e nella delicatezza
Genesiana di “Winter Gone”, mentre sale l’allegria
con “Inquisitive”. Personalmente resto rapito dalla bellezza
della mini suite (otto minuti e mezzo) “Feed Yourself”,
dove gli Eyesberg dimostrano a pieno di aver assimilato nel loro dna
il suono e lo stile anni ’70. Quando le tastiere partono imponenti
sotto l’assolo perentorio di chitarra elettrica, il pelo si
alza inesorabilmente. A tratti ricordano gli americani Glass Hammer,
quelli più ispirati.
Breve strumentale con “4-2-f” e poi è la volta
di “Faces On My Wall”, canzone che risalta più
la personalità del trio, anche se i Genesis di “Wind
& Wuthering” a tratti fanno capolino. Moderna nel suono
e negli effetti “Porcelain”, una sorta di staffetta fra
futuro e passato con “If I Told You The Truth”, mentre
“S II” mostra il lato più aggressivo con un orecchiabile
Hard Prog. Il disco si chiude con “Detachment And Replacement”,
ed ancora una volta brividi scorrono sulla pelle.
“Blue” è un disco fatto da chi la musica non solo
la suona, ma la ama. Non è un capolavoro e questo voglio sia
chiaro, tuttavia si ascolta con grande piacere e non mancano gustosi
momenti strumentali, quindi voi amanti di quanto descritto siete avvisati.
Potrebbe anche essere una buona occasione di approccio al genere per
i neofiti. Complimenti Eyesberg, buon debutto. MS
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