Sono passati sei anni circa dal debutto di questo duo marchigiano
e mi fa molto piacere ritrovarli, perché mi erano proprio piaciuti.
Mi va anche di fare un’altra considerazione, più geografica.
Le Marche sono una regione ancora poco conosciuta, ma è molto
generosa in talenti e sono davvero tanti gli artisti che abbiamo incontrato
che hanno origini marchigiane, ci deve essere qualcosa in quella terra
piena di misteri e di leggende, che la rende così fertile.
I Fab Box sono Massimo Bozzi e Fabrizio Ugolini, due artisti con un
lungo curriculum alle spalle, per questo nuovo capitolo si sono fatti
accompagnare da alcuni session men.
Come per il disco precedente, il territorio è quello del rock
radiofonico di matrice USA, o se preferite l’AOR, o ancora il
melodic hard rock, ma sappiamo che le catalogazioni sono fini a se
stesse, quello che conta sono i risultati e non serve molto a capirli.
Come partono le note dell’opener “Unconditional”
si capisce che i due hanno carattere e mezzi per competere ai massimi
livelli, melodie stupende, ritornelli veramente catchy, tanta energia
e voglia di vita. Questo è uno dei pochi generi musicali capaci
di trasmettere gioia ed entusiasmo e i Fab Box sono dotati di una
vena compositiva baciata da uno stato di grazia raro. Il risultato
è particolarmente coinvolgente. Ora il primo brano in questo
genere si sa… è sempre quello più acchiappone,
ci si gioca molto con l’inizio, ma ecco che la seguente “Two”
conferma le buone impressioni, non è altrettanto immediato,
ma più riflessivo e malinconico, ma ugualmente ben costruito
e pieno di belle melodie. Con “Something Is Coming To Your Way”si
torna ad elargire voglia di vita fatta musica, cori che trasmettono
entusiasmo e voglia di cantare. “Test of Time” è
una vera prova di classe, un brano che non avrebbe sfigurato nel repertorio
di Benny Mardones, Michael Thompson o Mark Mangold. Il flusso vitale
continua a scorre copioso e anche “Down To You” ci regala
momenti di puro coinvolgimento. “Freedom” è il
primo brano che suona un po’ prevedibile, una ballata elettrica,
che completa il repertorio senza aggiungere molto. Ma la corsa dei
nostri non si è fermata ed ecco che riprende con ancora più
entusiasmo nella graffiante “Heaven On Earth”. “Kathy”
è più intimista e malinconica, ma anche in questo contesto
piace la forza melodica impressa dal duo. Le ultime due tracce sono
ancora di buon livello, in particolare la ballata “It’s
Not the End”, anche se meno penetranti.
Ascoltando questo disco si potrebbe pensare di aver sbagliato continente,
invece è proprio italiano al cento per cento e fa un gran piacere
ascoltare degli artisti così ispirati, che meritano pienamente
di far conoscere la loro musica anche e soprattutto fuori dagli angusti
confini nazionali. GB
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