I Facciascura sono una band veronese con oltre dieci anni di vita,
però l’esordio discografico è arrivato nel 2010,
quindi viene da pensare che il gruppo ha speso gli anni per consolidarsi
e trovare una propria identità, questo aspetto merita una riflessione,
perché tanti artisti fremono per bruciare le tappe e spesso
danno alle stampe lavori immaturi e poco consistenti, che non danno
il giusto risalto a idee spesso buone, ma che non brillano come dovrebbero.
Nel tempo il gruppo, composto dai fratelli Carlo (voce) e Francesco
Cappiotti (chitarra e tastiere nonché autore di testi e musiche),
Christian Meggiolaro (basso), Simone Marchioretti (batteria) e Philip
Romano (chitarra), ha attirato l’attenzione di personaggi storici
del rock italiano come Andrea Viti (Karma e Afterhours) che ha prodotto
i due dischi del gruppo e Paolo Benvegnù (ex Scisma), che ha
cantato in un brano del presente album. Nel presente disco inoltre
presenzia in una canzone Shawn Lee, artista internazionale dalla lunga
biografia, che parte da Jeff Buckley e arriva a molteplici colonne
sonore hollywodiane.
Si apre con un breve intro e poi via alla durissima “VJ”,
dove rabbia punk, stoner e una lirica feroce si mescolano con grande
intensità, una bella botta di vita. “Uragano” è
più lenta, ma non meno densa, Benvegnù canta insieme
a Carlo e c’è qualcosa di alchemico tra i due, mentre
la base è un riuscito mix di garage (nelle ritmiche) e di stoner
(nei suoni), ancora un pezzo che non passa inosservato. “Stile
di Vita” è un manifesto di intenti, la musica è
molto acida e rotola su un down tempo da brividi, il testo è
piuttosto irriverente, ma in fondo non vuole fare altro che manifestare
il disagio di una generazione che sta cercando la propria identità
in un periodo in cui, paradossalmente, è più difficile
che mai a causa di un imperante conformismo. “New Songs Are
No Good” è il brano con Lee, un blues rallentato e sempre
molto acido, la band riesce sempre a graffiare con efficacia. “Alaska”
è una ballata non convenzionale, mi piace la ricerca sui suoni
che fanno pensare ad artisti come Cave. Si ritorna al rock più
abrasivo con “Intercapedine”, il gruppo si destreggia
molto bene e riesce a mettere un credibile cantato in italiano in
un contesto particolarmente ostico alla nostra lingua, bravi. “Vuoi
Sapere…” è un’altra ballata, in chiave power,
il gruppo riesce con la consueta forza a miscelare energia e sentimenti.
In “Green Light” il gruppo propone un testo in inglese,
potrebbe sembrare strano, ma li preferisco quando cantano in italiano,
trovo che esprimano una forza maggiore. “L’Anima è
il Gatto” è ancora un down tempo straziante, meno facile
e immediata, presenta comunque una buona personalità. Chiude
la cover in chiave stoner di “Maggie M’Gill” dei
Doors.
I Facciascura sono una band con una forte identità, tutto il
disco ne è permeato e non è difficile apprezzarli anche
se sono molto ruvidi, del resto sembrano l’ideale colonna sonora
di questi tempi difficili. GB
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