Rock Impressions

Faith - Blessed? FAITH - Blessed?
Transubstans
Distribuzione italiana: Masterpiece
Genere: Doom
Support: CD - 2008

La tenacia è una dote poco comune, ma i Faith di tenacia (forse sarebbe meglio dire di “fede”) ne hanno davvero tanta, basta pensare che il gruppo ha iniziato nel lontano 1984, ma a parte un raro Ep dell’86 si è dovuto aspettare il 2003 per avere per le mani il primo album del gruppo Salvation Lies Within, che per i più curiosi è stato ristampato due anni dopo dalla label nostrana Doom Symphony, un secondo album nel 2006 ha preceduto l’uscita di questo terzo lavoro che andiamo a recensire. Il gruppo è composto da un classico trio chitarra, basso e batteria, il bassista Christer Nilsson si occupa anche del canto. Nonostante il gruppo si cimenti col doom non si tratta di uno dei tanti cloni dei Black Sabbath o dei primi Judas Priest, perché i Faith mettono nel loro sound anche elementi folk, sinfonici e progressivi che li distinguono da altre formazioni.

Blessed? si compone di nove brani piuttosto ben congegnati, l’alternanza di doom classico con inserti folk e sinfonici si amalgama molto bene e crea grandi suggestioni, ora epiche, ora solenni, ora di pura tenebra e questo tiene sempre viva l’attenzione anche nell’ascoltatore più navigato. Nonostante queste qualità innegabili al gruppo manca un po’ di carisma, quell’aura di magia da renderli indispensabili. Questo però non toglie che Blessed? sia un ottimo disco.
L’inizio è pomposo, magniloquente, quasi un’overture classica, impostazione che ritroviamo in tutto il brano, anche nei frangenti più metal, la lunghezza del brano, che supera gli otto minuti, alla lunga risulta il punto debole, se fosse stato più breve sarebbe stato perfetto. La seguente “Big Red Nebraska” è proprio uno di quegli episodi a cui accennavo dicendo che il disco manca un po’ di carisma. In “Polska Efter Ida i Rye” il gruppo si avvale del contributo di due musicisti folk, ne esce un episodio originale e carico di fascino, che piacerà molto a tutti gli amanti del folk metal. “Necropolis” invece si tinge di progressive e mistero, con un cantato che a tratti si rifà al gregoriano, la fantasia non manca ai Faith. “Twilight” è piuttosto originale, con delle linee melodiche abbastanza insolite, epiche e piene di malinconia, ne riconosco il merito anche se non mi cattura. “Condemned” è più rabbiosa, siamo sempre su ottimi standard. “Father Pious” ci riporta ad un classico doom sulfureo, abbastanza lento e cadenzato, ma non particolarmente coinvolgente. La conclusiva “Leipzigpolska”, che come fa intuire il titolo presenta ancora elementi folk, è sicuramente una chiusura degna di questo disco davvero poco comune.

I Faith sono una band originale, non sempre l’originalità paga e forse anche i Faith dovranno sudare per farsi conoscere, ma di certo sono capaci di fare musica interessante, con un tocco di carisma in più potrebbero fare davvero il colpo grosso. GB

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