Rock Impressions

Roberto Fedriga ROBERTO FEDRIGA - Roberto Fedriga
Selfproduced
Distribuzione italiana: -
Genere: Cantautore
Support: CD - 2014


Dopo aver fatto parte di vari gruppi locali, il bergamasco Roberto Fedriga, allievo del cantante sperimentale Boris Savoldelli, ha deciso di provare la via solista è questo è il suo primo album. Accompagnato da ottimi musicisti, ha prodotto le dieci canzoni che compongono il presente cd, con uno stile cantautorale raffinato e impegnato, che paga un tributo ad alcuni nomi illustri come Tim Buckley, Tom Waits, Nick Drake e John Martyn, che Roberto cita tra le influenze, ma io credo si possa chiamare in causa anche il nostro Vinicio Capossela, che anche se non direttamente deve aver influito il nostro.

I testi sono scarni, quasi minimali, talvolta astratti, mentre la musica è per lo più jazzata, con rare sterzate rock come in “Punto di Non Ritorno”, che è costruita su una base blues, ma non convenzionale, i fiati ci ricordano che non è un percorso prevedibile o scontato. Ma la vera dimensione di Fedriga è piuttosto la sognante e poetica “Arababy”, che sembra non avere una melodia, ma piuttosto appare come un’improvvisazione libera su cui canta Roberto e ci si perde a seguire il tutto. Più o meno come si ascolta in “Letto d’Edera”, suggestioni orientali si mescolano con abilità ad armonie jazz. Fra poesie, non sense e zampate feroci, penso a “Woyzeck”, prendiamo confidenza con lo spirito complesso di questo artista, che risulta a suo modo intrigante. Un plauso particolare va all’artwork del cd, che rappresenta delle riproduzioni in formato stampe di Renoir.

Credo che Fedriga abbia una buona personalità, ma penso anche che debba lavorare più sui testi per entrare nel cuore degli ascoltatori, questo è un debutto ed ha tutto il diritto di essere acerbo, il tempo e un po’ più di esperienza ci diranno se le buone intuizioni di questo album sono delle promesse. GB

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Non nascondo il mio divertimento nel girovagare e scoprire nuovi talenti musicali, siano loro stranieri che italiani. Ho notato nel tempo una stabilizzazione a livello qualitativo, ossia difficile imbattersi in brutti dischi e difficile altrettanto in capolavori. Questo perché la tecnologia aiuta, le culture grazie ad internet si intersecano e si contaminano. Globalizzazione.

Se poi andiamo a vedere i debutti, allora la curiosità accresce, in quanto si può evincere come la società moderna approccia alla musica oggi.

La musica cantautoriale italiana comunque è già da molto tempo aperta alle contaminazioni Folk Rock angloamericane e molto spesso nel connubio di queste culture, ne scaturiscono buoni lavori.

Roberto Fedriga è un allievo del bravissimo vocalist Boris Savoldelli sennonché seguace del cantautore (mai troppo rimpianto) e grande voce Tim Buckely e si presenta al pubblico con questo album di debutto dal titolo “Roberto Fedriga”.
Trenta minuti suddivisi in dieci tracce, contenuti in una confezione cartonata davvero bella grazie al lavoro di Armando Bolivar, esaustiva nei contenuti ed elegante. Tengo a sottolineare quando i dischi sono supportati da un buon artwork, in quanto ritengo questo un valore aggiunto e rispettoso nei confronti dell’acquirente. La musica deve andare a braccetto con le immagini, con ciò che l’artista vuole esprimere o per meglio sintetizzare, accompagnare l’ascolto. Letteratura, disegni e film si uniscono nei contenuti della musica proposta dal giovane autore nato a Lovere (BG) nel 1984.

La sua voce è coadiuvata dai strumentisti Guido Bombardieri (sax e clarinetto), Nicola Mazzucconi (basso), Lorenzo Melchiorre (chitarra), Andrea Lo Furno (chitarra), Matteo Marchese (percussioni), Luca Finazzi (batteria) e Francesco Benedetti (piano).

Soffici sonorità a partire da “Trabucco”, una ricerca strutturale non scontata che fa pensare a sperimentazione ma che in realtà non lo vuole essere, adiacente alla canzone ed al Jazz. La voce non esagera, è pulita, non forzata e semplice interprete di testi brevi, coincisi e descrittivi di situazioni di vita.
“Arababy” è uno dei pezzi che prediligo, una visione sonora che fa pensare, immaginare, mentre la cadenza della voce mostra una attenzione particolare per l’esposizione lirica non proprio scontata.

Molto spesso quando il cantautorato si sposa al Jazz ne fuoriesce una pesante esposizione dedita a qualche tipo di sperimentazione inesorabilmente adatta ad un pubblico esigente ed attento, In questo caso tutto è orecchiabile, semplice e in alcuni tratti raffinato. Le canzoni sono brevi, altro punto a favore del fluire dell’ascolto, alternandosi fra ballate e frangenti più animati.

Questo è il debutto di Fedriga, senza stare troppo a trapanare al dentro, perché non serve, perché è il disco stesso che non vuole essere sezionato. In esso c’è buona musica, probabilmente qualcuno più esigente avrebbe preteso un azzardo ulteriore da parte dell’autore, tuttavia dipende cosa si vuole trasmettere e quindi alterare probabilmente sarebbe nefasto in quanto qui l’equilibrio c’è. Buon debutto, per passare 30 minuti in santa pace. MS



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