I Fiaba da anni si distinguono con la loro proposta che prende ispirazione
da racconti medievali, da fiabe (appunto) e filastrocche. I testi
sono cantati con uno stile operistico, mentre a livello musicale la
band coniuga il classico prog settantiano con un metal epico e teatrale.
Tutti gli elementi sono miscelati con grande cura, così come
la grafica del libretto, l’insieme assume un alto valore culturale.
Motore del progetto è il batterista Bruno Rubino, che ha composto
sia i testi che le musiche.
Per quanto ogni brano del disco sia un episodio a sé, tutto
l’album appare come un unicum, come se le singole composizioni
fossero legate tra loro. Questo nuovo capitolo della saga dei Fiaba
è proprio come un libro, lo si può ascoltare (leggere)
tutto d’un fiato o assaporarne i singoli brani (capitoli) centellinando
gli ascolti alla ricerca di ogni sfumatura contenuta. Nel suo insieme
è un lavoro ricco di fascino. Devo però anche rilevare
che il cantato, per quanto sia suggestivo, è anche il punto
debole, perché non è sempre fluido e la metrica può
risultare un po’ faticosa all’ascolto. Ci sono diversi
progetti musicali che cercano di fondere l’heavy metal con il
cantato classico, ad esempio nel gothic metal troviamo gruppi come
gli Epica e gli After Forever che funzionano, ma penso che il problema
sia legato all’uso dell’italiano, che è sempre
stato difficile da coniugare col rock.
Se siete ancora capaci di farvi incantare dal mondo magico delle favole
i Fiaba sono la band giusta. Seguiteli e vi condurranno in un viaggio
fatato, tra folletti, animali parlanti e creature straordinarie, le
cui avventure possono offrire spunti molto più profondi di
quello che potete immaginare. GB
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