Tornano
a distanza di parecchi anni i Milanesi Filoritmia e ci stupiscono
ancora una volta per la scelta di divulgare la propria musica. Una
autoproduzione alquanto meticolosa e messa (GRATIS) a disposizione
di chi la volesse ascoltare nel loro sito: http://www.filoritmia.it/filoblog/songs_download.asp
Ma per gli amanti del supporto classico, il cd lo si trova anche nei
negozi specializzati, un disco con un artwork particolarmente curato,
che merita sicuramente attenzione.
Questo secondo album “Passaggi” ha un titolo che ritengo
perfetto, in quanto nella loro musica esistono mille sfaccettature,
davvero molti “passaggi”. Incontriamo l’Hard Rock,
il Dark, il classicissimo Progressive, il Jazz. Un disco fuori dal
tempo, quello che rende felici tutti gli amanti del genere, soprattutto
degli anni ’70. I pezzi sono tutti di lunga durata e variano
dai sei ai dieci minuti l’uno.
Su una base Hard Rock comincia “Colla E Gesso”. Subito
in evidenza la voce di Giorgio Mele e poi un sound greve, a tratti
oscuro per un refrain orecchiabile. Cambi di tempo all’interno,
ecco il seme Prog che cresce per poi svilupparsi in un solo di chitarra
e tastiere caratteristico del genere. Ciò che dona l’effetto
anni ’70, sono soprattutto le tastiere di Angelo D’ariano.
Un arpeggio di chitarra e la voce di Mele aprono “Senza Sale”,
canzone differente dalla precedente e molto attenta al lato commerciale,
autrice di un ritornello gradevole. I Filoritmia hanno ascoltato anche
Le Orme, Il Banco, gli Atomic Rooster e compagnia bella, tutto questo
di tanto in tanto affiora nelle composizioni. Ancora una volta resto
colpito dal lato strumentale del pezzo, nell’assolo degli strumenti
fuoriesce l’anima della band, una cultura Rock di buono spessore,
messa a nudo per il nostro ascolto. Buoni i cambi di tempo di Antonio
Mazzucchelli (batteria) e di Matteo Scarparo (basso), ma è
la chitarra di Roberto Riccardi a tracciare sentieri nuovi nella nostra
mente.
Dotati anche di un buon senso di humor, i nostri artisti si inventano
una nuova tarantella Rock strumentale ed allegra, stile PFM, ma con
i tempi che corrono il titolo cambia ed al contrario dell’originale,
si chiama “Non è Festa”. Momento davvero simpatico,
che si regge sulle tastiere nel refrain, una chicca geniale che mi
ha davvero fatto sorridere. Ecco, musica soprattutto per divertirsi
e far divertire, anche se i Filoritmia quando vogliono sanno fare
sul serio. Ogni singolo brano è un tassello stilistico a se,
come un tributo ad ogni stile. E così si cambia rotta con “L’uomo
Che Torna”, un sound più raffinato ed intimistico che
si scambia con tratti nervosi e graffianti. Ancora chitarre Hard per
“Godo”, altra minisuite di quasi dieci minuti di buono
ed antico Rock. “Il Sogno Del Fotografo” prosegue il discorso
più Progressivo e miscela sonorità alla Delirium con
Gentle Giant, King Crimson e molto altro ancora. Ma come si dice….Dulcis
in Fundo, “Manifesto” è un pezzo Hard Prog che
farà impazzire letteralmente tutti gli ascoltatori amanti del
genere. Io ho goduto a pieno del momento strumentale finale, uno dei
frangenti più importanti che ho ascoltato in questo 2009.
Ecco, questi sono i Milanesi Filoritmia, una band che ha saputo fare
propria l’essenza dell’arte Rock, che l’ha saputa
metabolizzare e che ora ce la ripropone alla sua maniera. Non fermarsi
mai, ricercare ed ascoltare, questo è il vero sunto del Progressive
Rock ed io faccio tanti complimenti a questi ragazzi, perché
mai e poi mai bisogna dimenticare da dove si viene, ma allo stesso
tempo andare avanti. Complimenti davvero! MS
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