Grande
Pino Scotto! Con "Third Moon" il piccolo universo metal
italiano ritrova uno dei personaggi che più ne hanno caratterizzato
la storia. Ed il singer dimostra che gli anni trascorsi non hanno
certo scalfito la sua caparbietà e, soprattutto, la sua classe.
Ci troviamo al cospetto di un bel disco, suonato divinamente e ben
prodotto, una opera che esalta i suoi autori in virtù di composizioni
brillanti, ove magniloquenza ed urgenza espressiva si fondono mirabilmente
a creare un impasto sonoro assolutamente accattivante, pur nulla concedendo
a qualsisia ammiccamento commerciale.
La title-track apre il dischetto, limpida dichiarazione d'intenti:
epica, maestosa e magniloquesnte, lungo i suoi sei minuti ed oltre
esplica alla perfezione il verbo Fire Trails, ora progetto definito.
Rimandi al glorioso passato, rifrazioni purpleiane e rainbowiane,
rivedute in un'ottica che non tralascia certo quanto accaduto in ambito
musicale in questi ultimi anni. Perchè "Third moon"
non è mera rievocazione nostalgica. L'hard rock più
spigoloso e viscerale si arrocca nelle successive "Spaces and
sleeping stones" e "Fighter", la prima introdotta da
una brillante ed esotica sezione percussiva che sorprende piacevolmente
l'ascoltatore; poscia l'urlo di battaglia lanciato da Pino dà
inizio ad un vero e proprio assalto all'arma bianca! Amore genuino
per il più puro e trascinante rock'n'roll! E non tragga in
inganno il delicato incipit pianistico della seconda citata, il prosieguo
è ancora schiettamente rock, dominato dalla vigorosa prestazione
dell'icona Scotto. "Brave heart" incede minacciosa e darkeggiante,
degna del songbook del migliore Ronnie James Dio. Non per nulla citiamo
la benedetta vecchia scuola, quanto i giuovini rampolli dovrebbero
ascoltare questi brani, mandarli a memoria e fissarli quali termine
di confronto! "Sailor and Mermaid" è piece nervosa
e sofferta, prima che la strumentale "Reaching for the sky"
dia libero sfogo alla voglia di divertirsi della band. "Silent
heroes" è una delle mie preferite (ma lo sono tutte, che
diamine!): puro class-hard-rock, questa canzone può davvero
rivitalizzare il genere, pur troppo confinato nel limbo dell'underground.
L'eroica "God of souls" richiama i Magnum più pomposi
e la recente produzione solista del menestrello Bob Catley, riletta
meravigliosamente pure dai Ten e da Gary Hughes. Ulteriore conferma
della statura assolutamente internazionale di questo "Third moon"!
Bravura strumentale espressa con grazia e gusto, tanto da apparire
mai scontata od urticante, segno indiscutibile di professionalità
e di capacità di gestire il proprio talento, mettendolo al
servizio della canzone, e non del proprio ego. E' il flauto ad aprire
"Stronghold", accompagnandosi a percussioni rituali, indi
l'assunto del pezzo è ancora una volta epicissimo, marcato
da virili cori bellicosi. Chiude "Wise man tale", degno
epilogo di un albo inattaccabile. La confessione del guerriero, il
suo lascito spirituale.
Un cerchio che si chiude, una ballad vigorosa ed ispirata, sottolineata
dall'organo, il quale infonde un velato senso di sacralità.
Stupendo l'a solo, tutto il gruppo compatto sorregge il suo leader,
è l'apoteosi, l'atto finale. Bentornato Pino, vecchio leone,
v'era necessità d'un animo indomabile come il tuo! AM
Intervista
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