Era
un po’ che non mi capitava di affrontare un album di prog proveniente
dal Giappone, ma devo dire che questo nuovo lavoro non mi sorprende
più di tanto. Chi ha già una certa familiarità
con le follie espressive dei nipponici sa a cosa può andare
incontro.
Anche questo nuovo gruppo segue le gesta di altre formazioni come
Bandvivil, Morsof, Djamra e Igzit Nine. Grandi virtuosimi in libertà
su una base di jazz molto sperimentale, un piatto ovviamente per palati
raffinati, da cultori di un certo modo, piuttosto elitario, di fare
musica. Un album quasi interamente strumentale di undici pezzi, dei
quali tre sono brevi intermezzi con cantato, se così lo si
può definire e gli altri otto sono partiture che alternano
scorribande strumentali a passaggi raffinati e pieni di poesia romantica,
talvolta vagamente decandente.
Ci sono momenti veramente belli con dei passaggi ritmici da far impallidire
molti gruppi con repentini cambi di tempo e geometrie molto complesse,
ma se riuscite ad arrivare fino in fondo a questo cd troverete il
brano più bello di tutto l’album, “Spiral”,
dove tecnica e gusto si fondono in un matrimonio veramente riuscito.
GB
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